Professioni IT: ecco quanto si guadagna in Italia (e le differenze tra Nord e Sud)
Sono le professioni più richieste di sempre, ma al contempo tra le più difficili da reperire sul mercato. E la ragione sta – anche – nelle retribuzioni. Parliamo di esperti ed esperte di IT, Blockchain, Cyber Security, Intelligenza Artificiale e digital. Ambiti in cui il tasso di mismatch – quindi di mancato incontro tra domanda e offerta di lavoro – arriva, secondo Unioncamere, al 63% e fino all’86% per i laureati con esperienza. Ad alimentare il gap è certamente una difficoltà nella fase formativa che blocca, in prima istanza, le donne, ancora troppo poche nelle STEM.
Ma a innescare una vera e propria guerra di cervelli worldwide, portando molti professionisti del settore a volare verso l’estero, sono, senza dubbio, gli stipendi. È molto più remunerativo, infatti, lavorare in paesi come la Svizzera o gli Stati Uniti, piuttosto che in Italia. Del resto sono dati messi in luce dalla ricerca ‘Ritorni e partenze: i talenti e il Nordest‘, realizzata per GoodJob! dal direttore di Local Area Network, Luca Romano.
Una ricerca dettagliata sulle retribuzioni
Techyon, primo Head Hunter esclusivamente specializzato nella ricerca e selezione di professionisti senior e manager nel segmento Information Technology, ha analizzato le retribuzioni dei professionisti dell’IT, presentando un’analisi sullo stato dell’arte del mercato retributivo italiano. Guardiamo in dettaglio. L’indagine ha considerato 19 profili: dal Software Developer al System Engineer passando per il DevOps e il Cyber Security Analyst fino a Data Analyst e Chief Technology Officer. Ogni profilo è stato fotografato in tre diverse fasi della carriera: Junior (0-2 anni di esperienza), Middle (2-5 anni di esperienza) e Senior (+5 anni di esperienza).
Quanto guadagna un software developer in Italia
Bene: un software developer con un’esperienza media può ambire a una retribuzione annua lorda (RAL) di circa 37.500 euro, mentre con lo stesso numero di anni di lavoro, un software architect può arrivare fino a 60.250 euro. Nell’ambito IT infrastructure & operations, un IT support specialist inizia la sua carriera con una RAL da 28.500 euro per poi salire fino a 65.000 euro. Nel Cloud, è il cloud architect ad avere la retribuzione migliore: entry level oltre 52.000 euro che diventano 75.000 in caso di più di cinque anni di esperienza. Un DevOps, invece, guadagna in media 40.000 euro.
Gli stipendi di chi lavora nella cybersecurity
Altro ambito caldo delle professioni del futuro è quello della cybersecurity. In questo caso, il security architect può richiedere fino a 52.500 anche per il suo primo incarico, mentre un cyber security analyst arriva a queste cifre solo nella parte più avanzata della sua carriera. Attenzione a chi lavora con i dati: la RAL è a favore dei data scientist, con 40.000 euro di retribuzione per chi ha oltre 2 anni di carriera, che diventano 65.300 euro dopo cinque anni.
Le buste paga di big data engineer e IT Executive
Busta paga più leggera invece per i big data engineer che si fermano a 20.000 euro in una fase di ingresso, per arrivare a 24.500 euro dopo due anni di lavoro e al massimo a 50.000 euro dopo 5 anni. Infine, gli IT Executive. Qui le retribuzioni fanno decisamente più gola: un chief information officer arriva ad avere una RAL media da 135.000 euro, un chief technology officer fino a 100.000 euro, mentre IT infrastructure manager e IT application manager scendono a circa 80.000 euro.
La Ral cambia se si lavora in Piemonte o in Sicilia
Ma c’è di più, perché il report analizza anche le differenze retributive territoriali. Si scopre così che le RAL più alte sono a Nord Ovest, le più basse nel Sud e nelle Isole. Lo scarto è rilevante: Si passa dai 29.000 euro per un DevOps entry level in Piemonte a 25.000 in Veneto fino a 20.000 in Abruzzo. Altrettanto accade per gli IT application manager che, ad esempio, guadagnano in media 80.000 euro nelle regioni del Nord Ovest ma appena 50.000 euro nel Sud Italia.
Guardando all’estero il gap retributivo è ancora più ampio. Secondo StackOverflow, la più grande community per sviluppatori al mondo, lo stipendio medio calcolato tra Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Australia e Canada, per un ingegnere DevOps è di circa 79 mila dollari, ma possono arrivare anche fino a 146.000 dollari, in base alla posizione e all’esperienza. Gli ingegneri DevOps negli Stati Uniti sono, ad esempio, i più pagati al mondo: da entrylevel possono guadagnare anche 118.000 dollari, da senior oltre 170.000 dollari. Ricordiamoci che in Italia ci aggiriamo intorno ai 40.000 euro.
Stessa cosa accade per i data scientist: in Italia, la retribuzione arriva a 65.000 euro dopo cinque anni di esperienza, mentre all’estero saliamo in media a 75 mila dollari; un data analist spazia tra le punte di 124.000 dollari in USA e gli 81.000 dollari dell’Inghilterra, mentre si ferma a 50.000 euro in Italia (con uno stipendio entry level di appena 25.400 euro). Ancora: il cloud infrastructure engineer supera facilmente gli 89.000 dollari arrivando anche fino a 170.000 dollari negli USA, mentre un architetto del Cloud in Italia oscilla tra i 60 e i 75.000 euro, a seconda dell’esperienza. E potremmo continuare così a lungo.
Per trattenere i talenti è necessario riconoscerne il valore
La morale, del resto, è chiara: trattenere i talenti, specie se operanti in professioni dalla portata globale, significa riconoscerne il valore, anche a livello economico. «Gli specialisti IT sono tra le categorie di professionisti che tendono a migrare maggiormente all’estero. Queste “fughe” sono dettate da diverse motivazioni, tra le quali senza dubbio la prospettiva di una maggiore retribuzione e di un migliore percorso di carriera. Tutto ciò, alimenta la penuria di risorse: i laureati in Italia sono solo il 28% contro la media Ocse del 40%, con evidenti difficoltà per le imprese nel trovare personale qualificato», commenta Nicoletta Migliaccio, Marketing & Communication Manager di Techyon.
Informatici, molto richiesti ma introvabili
Le rilevazioni mensili del Sistema Informativo Excelsior – Unioncamere – divulgate a marzo 2023 – prevedono, infatti, per il periodo marzo-maggio 2023, un ingente aumento delle entrate di tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni, ma con una difficoltà di reperimento di questi professionisti del 53,9%. Difficoltà rafforzate dal fatto che le competenze richieste agli esperti IT evolvono di continuo e diventano sempre più tecniche e specifiche. «Inoltre, spesso le aziende, cercano di attrarre il personale informatico sfruttando le medesime leve utilizzabili per altre categorie di lavoratori, ma i professionisti IT tendono ad avere necessità differenti» – continua Migliaccio.
Ed è proprio la scarsità a rendere queste figure così forti a livello contrattuale. «Rispetto ad altre categorie, le figure IT possono scegliere più facilmente le realtà per cui lavorare, identificando quelle più affini alle loro necessità e ambizioni. Di conseguenza – conclude l’esperta – le aziende devono superare una forte competizione per riuscire ad attrarli». E la competizione passa anche da RAL e benefit. Altrimenti, chi potrà biasimare ancora i cervelli digital in fuga?
In copertina, Nicoletta Migliaccio.