Talenti all’ascolto: come distinguersi con il linguaggio
Sin da quando siamo piccoli, ci troviamo ad affrontare innumerevoli selezioni in cui desideriamo spiccare ed essere scelti per qualcosa che ci sta a cuore: dall’ingresso in una squadra alla frequentazione di un percorso accademico all’ottenimento di un posto di lavoro. Dimostrare il proprio valore, prima di tutto a se stessi, è una sfida non da poco che porta con sé una densa carica emotiva sia positiva, quando si raggiunge con orgoglio e rinnovata autostima un obiettivo, sia negativa quando l’esito non è quello desiderato, con conseguente senso di frustrazione, delusione e insicurezza.
Per quanto i processi di selezione non si rivelino sempre un’esperienza gratificante, sono un banco di prova per conoscerci meglio e tirare le somme su quello che abbiamo fatto, su dove vogliamo andare e su cosa ci serve per riuscirci: rappresentano in sintesi un’opportunità per maturare autoconsapevolezza e, a tal scopo, ci può venire in aiuto un alleato importante, la scrittura, che è uno strumento efficace di riflessione per organizzare e comprendere meglio il mondo che ci circonda e noi stessi. Con queste premesse, è possibile affermare che la scrittura di un curriculum vitae (CV), se svolta con la cura e la dedizione necessarie, possa essere un valido esercizio di autoanalisi.
Lo confermano le parole di Fabiana Andreani, specialista in orientamento e carriera per under 35 e creatrice di contenuti digitali su Tik Tok (291 mila followers) e Instagram (226 mila followers), che insiste sull’importanza di scrivere un CV per “acquisire una competenza che difficilmente sarà soppiantata dalla tecnologia: costruire una narrazione di sé efficace”. La stesura di questo documento – che da alcuni può sembrare superato – consente di realizzare una mappa mentale per descrivere chi siamo, disponendo così di una vera e propria bussola interiore, che diventa molto utile anche in fase di colloquio per esporre in maniera chiara, strutturata e persuasiva le informazioni rilevanti per il selezionatore.
Ecco alcune linee guida per iniziare a scrivere in modo efficace un curriculum:
- Approccia questa attività come un processo flessibile e iterativo che prevede più fasi: dalla raccolta delle idee, all’organizzazione dei contenuti, ai primi tentativi di scrittura, alle fasi di revisione, ottimizzazione e adattamento in base all’azienda e alla posizione di interesse. Il CV è una traccia scritta del tuo percorso di vita e, come tale, si evolve in modo dinamico, pur mantenendo coerenza e consistenza negli elementi strutturali che ti contraddistinguono, su cui si posano nuovi strati di esperienze, competenze, errori, insegnamenti e – perché no – anche cambi di direzione purché ben motivati e argomentati.
- Pensa a chi vuoi comunicare, adottando il punto di vista dell’organizzazione a cui stai puntando e selezionando con attenzione le informazioni rilevanti. Inizia consultando i valori dell’azienda: Amazon, ad esempio, orienta non solo le decisioni quotidiane di business, ma anche la scelta dei suoi candidati in base ad alcuni principi di leadership che illustra in modo dettagliato sul suo sito, fornendo anche numerosi consigli su come affrontare con successo le fasi di recruiting. Oltre alle informazioni relative alla struttura e ai principi che guidano l’operato dell’azienda, leggi la descrizione della posizione che ti interessa, in particolare le mansioni da svolgere e le competenze richieste e poi ripercorri le tue esperienze, operando un filtro rispetto a ciò che strategicamente è più in linea con le parole chiave del job post. Oltre a selezionare le informazioni importanti, ricorda di dar loro adeguata visibilità anche nel CV, disponendole ad esempio in prima posizione rispetto ad altre secondarie.
- Prediligi la brevità per dare spazio solo ai contenuti prioritari: se sei una figura junior è normale che tu non disponga di innumerevoli esperienze da inserire, limitati a valorizzare e descrivere con esempi concreti e specifici quelle che hai realmente svolto, anche se si tratta di attività personali (es. volontariato, organizzazione di un festival nella tua città) o di progetti svolti con la scuola/l’università, senza aggiungere dettagli inutili o ridondanti come riempitivo.
- Dosa bene il tuo personal branding, ovvero la promozione efficace del tuo profilo, senza cadere in eccessi. Alcuni errori da evitare sono: inserire titoli altisonanti e pomposi, soprattutto se all’inizio del percorso professionale; riempire la sezione degli interessi con milioni di argomenti che ritieni potrebbero farti risultare interessante (es. finanza, geopolitica) ma di cui non sapresti sostenere un dibattito approfondito; elencare innumerevoli competenze non supportate da dettagli concreti ed oggettivi che ne possano quantificare in modo preciso il livello o l’impatto, come l’acquisizione di una certificazione o lo svolgimento di un progetto in cui si sia dimostrata con risultati tangibili una determinata skill.
- Cattura l’attenzione da subito con il profilo del CV: spesso sottovalutata o omessa, la sezione “About” che apre il tuo curriculum, è il tuo biglietto da visita e, in poche righe, deve riuscire a fornire al selezionatore un estratto del tuo percorso e delle competenze che ti qualificano per il ruolo a cui ti stai candidando. Se per la struttura del profilo esistono template validi da prendere come base, per quanto riguarda i contenuti è consigliabile evitare espressioni omologate, come “cerco un ambiente sfidante e stimolante dove crescere”, perché non apportano valore aggiunto, rischiando, al contrario, di appiattire la tua presentazione, sottraendole distintività e carattere.
E per concludere un suggerimento bonus: non arrenderti e non rimproverarti se le cose non vanno come ti aspetti perché in molte circostanze intervengono fattori esterni e contingenti che non puoi controllare. Continua ad imparare, acquisendo competenze e consapevolezza di te perché solo così, anche quando penserai di essere a un punto morto, in realtà ti starai muovendo verso il tuo obiettivo, verso una versione migliore di te, giorno dopo giorno.
Nella cultura classica, la parola che indicava la virtù e l’eccellenza dell’uomo (arete in greco, virtus in latino) aveva un significato più profondo, assimilabile a quello che oggi potremmo definire: “vivere all’altezza del tuo pieno potenziale”. Ciò implica che se ciascuno di noi fa del suo meglio, in coerenza con la propria natura interiore, può essere una persona di successo e quando questo tipo di eccellenza diventa un’abitudine, invece che un atto straordinario e sporadico, allora avviene la perfezione.