Innovationship: il capitale relazionale nell’era dell'Open Innovation


Puntare sull’innovazione può fare la differenza per le organizzazioni. Innovare è un concetto universalmente riconosciuto e condiviso, ma quali sono le sfide che affronta chi, al giorno d’oggi, si occupa proprio di innovazione? Se un’azienda non dispone del capitale tecnologico necessario per innovare, come può acquisirlo? Sono solo alcune delle domande che si pongono Benedetto Buono e Federico Frattini nel libro “Innovationship. L’innovazione guidata dal capitale relazionale” (edito da Egea).

Il concetto di innovazione si è evoluto nel corso del tempo e in un’accezione classica si può definire come la generazione, lo sviluppo e l’implementazione di nuove idee. Sicuramente, le strategie di innovazione si sono adattate ai cambiamenti del mondo: se una volta le traiettorie di sviluppo dei mercati e dei consumatori erano più lineari e prevedibili, oggi, è necessario cambiare paradigmi e prospettive.

Il mondo e i mercati sono stravolti quotidianamente da eventi difficilmente prevedibili o pianificabili e viviamo nella cosiddetta permacrisi: una condizione dove la crisi è permanente ed è caratterizzata da situazioni di emergenza. La società è diventata più liquida, per dirla con Zygmunt Bauman, e il cambiamento è una costante da rincorrere.

L’approccio dell’Open Innovation

Proprio qui entra in gioco l’Open Innovation, paradigma che ha cambiato il modo in cui le organizzazioni raggiungono la competitività a lungo termine, cercando un metodo più adatto al mondo contemporaneo dove si predilige una filosofia “aperta”, rispetto a una “chiusa”.

L’Open Innovation è una strategia di innovazione basata sulla decisione di ricercare al di fuori dei confini organizzativi le idee e le tecnologie da utilizzare per accelerare e rendere meno costosi e più produttivi i progetti di innovazione. Le interconnessioni e le relazioni, inoltre, sono una chiave per affrontare il presente – e il futurorestando competitivi utilizzando l’innovazione. Negli ultimi anni si è sottolineata l’importanza delle interazioni sociali tra le persone coinvolte nei processi di Open Innovation, proprio perché queste attività fanno sempre più affidamento alle connessioni dei team coinvolti nel suo sviluppo.

Non si può innovare senza reti sociali

Entra così in gioco il concetto di capitale sociale, ricorrendo a quelle che si possono considerare le basi della sociologia. Le reti sociali e le interazioni creano una fonte di creatività e sviluppo, quindi, non si può parlare di innovazione senza ricorrere al capitale relazionale (o sociale). Nel libro, il capitale sociale viene definito, partendo dalle parole degli studiosi Bhandari e Yasunobu, come «un fenomeno multidimensionale che comprende un insieme di norme sociali, valori, credenze, fiducia, obblighi, relazioni, reti, amicizie, appartenenze, impegno civico, flussi informativi e istituzioni che favoriscono la cooperazione e le azioni collettive a vantaggio reciproco e contribuiscono alla crescita economica».

È un concetto che, negli anni, è stato definito da molti autori ed è denso di sfaccettature che comprendono molti aspetti socioculturali, oltre che economici. Ad esempio Pierre Bourdieu, sociologo francese, si concentra maggiormente sul potenziale della rete sociale mettendo in discussione l’accezione più economica. James Samuel Coleman, sociologo statunitense, considera il capitale relazionale in termini di funzione e componente di una struttura che permette di raggiungere i nostri obiettivi.

Pensare al futuro partendo dal passato

Innovationship offre tantissimi spunti per capire la direzione in cui si sta muovendo l’innovazione, qual è la sua evoluzione, come si muovono gli attori che operano per renderla tale e senza i quali l’Open Innovation non sarebbe attuabile. Vengono esposte teorie e modelli che portano, in conclusione, a un concetto: innovare è imprescindibile per le organizzazioni ma bisogna puntare al futuro con una nuova visione, sulla scia dei vecchi paradigmi.

L’incertezza sempre più diffusa fa sì che la risorsa principale risieda nelle relazioni e nella fiducia: il capitale relazionale ha la stessa dignità delle altre risorse all’interno di un’azienda e comprenderlo, utilizzandolo nella maniera corretta, può solo portare vantaggi in termini di successo e costruzione di una comunità aziendale.

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