Colloqui di lavoro: per i giovani gratificazione e work-life balance contano più dello stipendio
Meno interesse nella retribuzione e più priorità per la mansione e la qualità del posto di lavoro. La 34ª edizione dell’Indagine sui Giovani e Lavoro, presentata a Milano dall’associazione GIDP (Gruppo Intersettoriale Direttori del Personale), evidenzia un cambiamento profondo e strutturale nelle priorità dei giovani lavoratori. A partire dal periodo post-pandemico, la qualità della vita e del lavoro ha assunto un ruolo centrale nelle scelte occupazionali, portando in secondo piano la retribuzione e i benefit. Una nuova tendenza che le aziende devono intercettare mettendo in pratica azioni concrete a sostegno di queste nuove esigenze, pena la perdita dei propri talenti.
Le esigenze di giovani e aziende sul mercato
Oltre a qualità della mansione e retribuzioni, il terzo posto della classifica nelle richieste dei giovani in fase di colloquio è legato alle tematiche di gestione e sostenibilità del lavoro: smartworking, work-life balance e orari flessibili sono sempre più oggetto di discussione nei colloqui, che non sempre incontrano la giusta disponibilità da parte dei datori di lavoro. Per le aziende, infatti, rimangono prioritarie le contrattazioni in merito alla mansione lavorativa e alla retribuzione del candidato. Dal report inoltre emerge un interesse sempre più crescente da parte dei giovani verso le politiche ESG adottate nelle aziende, con maggiore rilevanza data alla dimensione ambientale (37,6%), seguita da quella sociale (32,47%) e infine alla governance (29,87%).
Le competenze richieste e i canali di assunzione
Le difficoltà nel reperire figure tecniche stanno aumentando. Il 25% delle aziende afferma di assumere neolaureati che necessitano di ulteriore formazione, mentre il 22,66% trova difficoltoso individuare neolaureati idonei per posizioni tecniche, in aumento rispetto al 18% dell’anno precedente. Inoltre, il 21,09% delle aziende segnala la necessità di formare ulteriormente i neodiplomati impiegati in ruoli tecnici, mentre il 17,19% dichiara di assumere neodiplomati che richiedono ulteriori percorsi formativi. Solo il 9,38% delle aziende non riscontra particolari problemi in questo ambito.
In fase di selezione, le soft skills più apprezzate includono l’innovazione (28%), la creatività (18%) e il problem solving (14%), seguite da discrezione, flessibilità, autonomia, leadership e capacità decisionale.
Nel 2024, la maggior parte delle nuove assunzioni di stagisti e neolaureati si è concentrata nella Produzione (15,58%), seguita da Commerciale, Progettazione e Amministrazione (14,29% ciascuna).
Per la ricerca di giovani talenti, i rapporti con le università restano il canale più utilizzato (27,92%), seguito da ITS e scuole superiori (16,23%) e social media come Linkedin (15,58%). Cala invece l’utilizzo delle agenzie interinali per la ricerca di stagisti, con il 60% delle aziende che non vi ha fatto ricorso dal 2023, e il 90% che non ha modificato i propri canali di reclutamento rispetto all’anno precedente.
Modalità di inserimento
Lo stage si conferma uno dei principali strumenti di ingresso per i giovani nel mondo del lavoro. La maggior parte delle aziende dichiara infatti di aver assunto una parte degli stagisti (79,45%) o addirittura tutti (12,33%) coloro che hanno svolto uno stage. Solo l’8,22% delle aziende, in calo rispetto al 12,07% del 2023, non ha assunto alcun stagista. Le ragioni principali sono legate alla natura formativa e orientativa dello stage (85,71%) oppure al fatto che il giovane ha deciso di proseguire con esperienze all’estero (14,29%).
Quanto si pagano gli stage
Per quanto riguarda l’indennità mensile degli stage extracurriculari, essa varia tra 450 e 600 euro per il 19,18% dei casi, tra 601 e 800 euro per il 42,47%, e tra 801 e 1000 euro per il 38,36%. Inoltre, il 47,30% delle aziende offre anche buoni pasto, mentre il 32,43% permette di usufruire della mensa aziendale. Nel caso dei tirocini curriculari, dove non è obbligatoria un’indennità, il 6,76% delle imprese fornisce comunque buoni pasto o l’accesso alla mensa aziendale. La modalità di inserimento in azienda più utilizzata nel 2024 è stato l’apprendistato, passato dal 29,50% al 50% nel 2024, superando il contratto a tempo determinato, in calo dal 32% al 20%. Diminuito l’uso del contratto a tempo indeterminato, sceso dal 29,55% al 20%. Anche lo smart working è stato esteso ai nuovi assunti, diventando un benefit essenziale per attrarre i giovani talenti.
L’adozione dell’Intelligenza Artificiale per la gestione del capitale umano è ancora limitata, con solo il 24,29% delle aziende che ne fanno uso, principalmente nel recruiting e nella formazione. Parallelamente, le aziende stanno introducendo iniziative per sostenere la genitorialità, con il 37,04% che offre maggiore flessibilità negli orari lavorativi e il 17,59% che integra assicurazioni sanitarie e congedi parentali estesi.
Marjna Verderajme, presidente di GIDP, commenta i risultati del report: «Le aziende si trovano di fronte a un vero e proprio cambio di paradigma, in cui le priorità dei giovani stanno ridefinendo il mercato del lavoro. Non è più sufficiente offrire una buona retribuzione; i talenti di oggi cercano crescita professionale, formazione continua e un coinvolgimento attivo nei progetti aziendali. È fondamentale che le aziende rispondano a queste nuove esigenze con un impegno concreto nella formazione e nella creazione di opportunità di sviluppo».
«L’adozione crescente del contratto di apprendistato – prosegue Verderajme –, che ha raggiunto il 50%, è un segnale estremamente positivo. L’apprendistato rappresenta non solo una porta d’ingresso nel mondo del lavoro, ma anche un percorso di crescita e formazione che può fare la differenza nella carriera di un giovane. Allo stesso modo, l’estensione dello smart working anche ai neoassunti riflette una necessità ormai irrinunciabile di flessibilità e work-life balance, aspetti sempre più richiesti dai giovani. Le aziende che sapranno adattarsi a queste nuove dinamiche saranno quelle che riusciranno ad attrarre e trattenere i migliori talenti, garantendo allo stesso tempo una crescita sostenibile e innovativa. La nostra indagine conferma che investire nelle persone e nelle loro competenze non è solo una scelta etica, ma una strategia vincente per il futuro».