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Talenti cercasi: in Italia il 78% delle aziende non trova le competenze richieste
La carenza di talenti rappresenta una delle sfide più pressanti nel mercato del lavoro moderno. Aziende di ogni dimensione faticano sempre di più a trovare le competenze di cui hanno bisogno, mentre la rapida evoluzione tecnologica e sociale amplifica questo divario. L’ultimo rapporto di ManpowerGroup “Talent Shortage 2025″, basato sulle risposte di 40.413 datori di lavoro in 42 Paesi nel mondo, fa emergere un quadro poco incoraggiante: il 74% degli intervistati segnala difficoltà nel reperire le competenze adatte. Dallo storico della ricerca, condotta dal 2006 ad oggi, si tratta di un fenomeno in aumento. I dati riportano infatti come in poco meno di vent’anni il 35% in più degli intervistati abbia evidenziato questa dinamica negativa, in crescita costante dal 2018 e con un picco significativo tra il 2019 e il 2021 in pieno periodo pandemico.
In Italia, la situazione appare ancora più critica: il 78% delle aziende segnala difficoltà nel trovare personale qualificato, posizionando il nostro Paese tra i primi 15 più colpiti.
Il quadro globale
Come evidenziato dal rapporto, l’Italia emerge tra i paesi più colpiti, con percentuali di difficoltà nel reperire talenti superiori alla media globale. In cima a questa poco invidiabile classifica si posizionano Germania (86%), Israele (85%) e Portogallo (84%).
Altri paesi europei mostrano dati allineati al caso italiano: Austria (78%), Francia (76%), Regno Unito (76%) e Spagna (75%) non presentano variazioni significative. Al contrario, a riscontrare meno difficoltà globalmente sono Colombia, Polonia (entrambe al 59%) e Porto Rico (53%).
Il talent shortage per dimensione aziendale
La carenza di talenti non fa troppe distinzioni in base alla dimensione aziendale, ma alcune tendenze emergono chiaramente. Il fenomeno colpisce soprattutto le aziende medio-grandi (50-249 dipendenti), che a livello globale segnalano difficoltà da parte del 76% dei rispondenti. In Italia, le medie imprese registrano il dato peggiore, all’82%, mentre i grandi gruppi Corporate, con il 70%, sembrano affrontare il problema in modo più efficace. Micro e piccole imprese si attestano entrambe al 77%.
Settori e competenze
I settori che soffrono maggiormente la carenza di talenti a livello globale sono Healthcare & Life Sciences (77%), Energy & Utilities (76%, con un aumento del 5% rispetto al 2024), Information & Technology (76%) e Transports, Logistics & Automotive (71%).
In Italia, il primato negativo spetta al settore Transport, Logistics & Automotive, con una difficoltà segnalata dall’84% dei rispondenti nel mercato. (+14% rispetto al 2024). Seguono Healthcare & Life Sciences (83%), Industrials & Materials (82%), Consumer Goods & Services (77%) e Information & Technology (75%).
Le competenze più richieste e difficili da trovare riflettono queste criticità settoriali. Globalmente, le aree più in sofferenza sono IT & Data (26%), Engineering (22%), Sales & Marketing (21%), Operations & Logistics (20%) e Front Office & Customer-Facing (18%). Analogo il caso italiano, con un lieve calo nella richiesta di competenze IT & Data (26%, -3% rispetto al 2024) e un leggero aumento nell’Engineering (22%, +1%).
Come le aziende rispondono al problema
Per affrontare la carenza di talenti, i datori di lavoro stanno adottando diverse strategie. A livello globale, le misure più diffuse sono l’upskilling e il reskilling del personale (28%), gli aumenti salariali (23%), una maggiore flessibilità nella gestione del tempo (22%), l’ampliamento dei pool di talenti (21%) e la flessibilità sul luogo di lavoro (19%).
In Italia, upskilling e reskilling dominano la classifica come strategie più adottate (27%), con un ampio stacco rispetto alle altre azioni. Seguono, con percentuali sensibilmente più basse rispetto alla media globale, la flessibilità sul luogo di lavoro (17%), la flessibilità nella gestione del tempo (17%), gli aumenti salariali (16%) e l’ampliamento dei pool di talenti (15%). Preoccupa il 12% delle aziende italiane che dichiara di non adottare alcuna iniziativa, un valore superiore di 4 punti percentuali rispetto alla media globale.
La situazione evidenziata dal report conferma l’urgenza di intervenire con strategie mirate e strutturali. Affrontare questa sfida significa investire nelle competenze, nella formazione continua e nella creazione di un ambiente di lavoro flessibile e attrattivo. Solo così sarà possibile colmare il gap di talenti e garantire competitività e crescita nel lungo termine.