Andreas Schwalm, persone e digitale: il cambiamento che passa dalle parole
DigiLogos ha il piacere di ospitare Andreas Schwalm, managing partner di Modelli di Comunicazione, società specializzata in formazione e consulenza, che offre a individui e organizzazioni programmi di training ed empowerment incentrati sulle soft skill. Forte di un percorso multidisciplinare che unisce discipline STEM e umanistiche, Schwalm avvia i suoi studi in Informatica per poi laurearsi in Scienze Politiche e conseguire un Master in HR Management presso l’Università Cattolica. Durante una lezione del Master, Schwalm scopre e si appassiona alla Programmazione Neuro-Linguistica (PNL), un approccio che esplora come pensieri e linguaggio modellino i comportamenti. Oggi, Schwalm è Senior Trainer di PNL Sistemica, Coach certificato a livello europeo e Counselor Formatore. Fornisce, inoltre, consulenze di comunicazione corporate e B2B (business-to-business) ad aziende e associazioni imprenditoriali di primo piano sul territorio nazionale. Il motto che lo ispira, orientando la mission della sua attività è: “chi evolve espande il proprio mondo”.
In che modo il linguaggio crea un ponte tra comunicazione e coaching? Puoi condividere esempi concreti di come le tue esperienze in entrambi i campi si leghino?
Utilizzando la logica del sillogismo, possiamo affermare che la comunicazione è linguaggio, il coaching è comunicazione, dunque il coaching è linguaggio. L’arte della parola è centrale in entrambi i campi e li connette, creando sinergie. Basti pensare che una parte fondamentale del lavoro di un coach consiste nel porre le domande giuste per aiutare l’interlocutore a trovare le risposte già presenti dentro di sé e ad esporle attraverso il suo linguaggio. Questo approccio deve molto alla maieutica socratica: il filosofo greco Socrate era solito porre domande, spesso scomode e provocatorie, ai suoi concittadini per mettere in crisi le loro certezze e spronarli, attraverso il dialogo, a raggiungere la verità e la conoscenza che possedevano intimamente. Il linguaggio gioca un ruolo essenziale non solo nella fase di formulazione delle domande da parte del coach e delle risposte da parte del coachee ma anche in quella di definizione degli obiettivi. Ogni percorso di coaching si apre con l’identificazione precisa degli obiettivi da raggiungere, secondo il metodo SMART, acronimo che sta per:
- Specific (specifico), circoscritto e ben focalizzato;
- Measurable (misurabile), quantificabile per monitorare gli avanzamenti e l’effettivo raggiungimento;
- Achievable (raggiungibile), ancorato alla realtà e sotto la propria responsabilità;
- Relevant (rilevante), significativo e motivante;
- Time-based (basato sul tempo), vincolato da una precisa scadenza temporale.
Il linguaggio consente di definire i nostri obiettivi e il mondo che ci circonda. Uno dei claim del metodo PNL è: “la mappa non è il territorio”. Ciò significa che l’individuo non possiede una percezione oggettiva della realtà, ma una sua propria rappresentazione che può essere codificata tramite il linguaggio. Le parole sono un potente specchio dei nostri sentieri neuronali ovvero dell’insieme di abitudini e schemi automatici che mettiamo in atto per risparmiare tempo. Cambiando le parole, è possibile deviare da tali percorsi e plasmare la nostra realtà, acquisendo maggior libertà di scelta. In definitiva, il linguaggio ha un immenso potere trasformativo, cruciale sia nell’executive coaching e nello sviluppo personale, sia nella comunicazione digitale, che evolve di pari passo con i trend e i bisogni dell’audience, trovando nuovi formati, canali e contenuti per veicolare in modo efficace e mirato i giusti messaggi al giusto target.
Specializzarmi in PNL mi ha consentito di imparare molto sulla comunicazione efficace e sulle dinamiche relazionali, acquisendo nuove capacità di visione e interazione con i team, che applico ogni giorno nella gestione della società, nell’erogazione della formazione, nei percorsi di coaching / counseling e nelle consulenze di comunicazione.
Come vedi evolversi il futuro della comunicazione e del coaching nei prossimi anni, considerando l’accelerazione tecnologica attuale? Quali nuove competenze dovranno sviluppare i professionisti in questi campi?
Viviamo in un contesto che cambia più rapidamente di noi, segnato da un percorso inarrestabile di trasformazione tecnologica di fronte a cui si tende spesso a pensare che le discipline STEM siano la soluzione a tutto, ma non è così. In uno scenario tanto dinamico e complesso, sono le soft skill a far funzionare quelle hard. Esiste poi una meta-competenza, il mindset, che rappresenta metaforicamente la piattaforma su cui installare tutte le altre App. Il coaching aiuta a mettere in discussione credenze e schemi rigidi per sviluppare un mindset di crescita e flessibile, necessario oggi per abbracciare il cambiamento. Acquisire questo tipo di mentalità significa esercitare la propria elasticità nel mutare le abitudini cognitive e comportamentali, compiendo dei passi fuori dalla propria area di comfort. Per riuscirci, sono indispensabili capacità di autoconsapevolezza per conoscersi a fondo, e di ripetizione per esercitare con costanza le nuove abitudini. Altre competenze che ritengo strategiche per i professionisti di coaching e comunicazione sono: l’abilità linguistico-emotiva di riconoscere e nominare gli stati emotivi; la comprensione dei propri valori per identificare il motore interiore che guida le azioni; la precisione nella formulazione degli scopi; l’ascolto attivo per cogliere i bisogni e le parole chiave dell’interlocutore, adeguando di conseguenza i contenuti. Questa tecnica, nota come ricalco, consiste nel rimandare il messaggio ricevuto con le stesse parole del proprio interlocutore, generando così una risonanza.
Come si può conciliare il coaching, finalizzato al potenziamento della dimensione umana, con l’avanzamento tecnologico, in particolare l’Intelligenza Artificiale (IA)? Esistono sinergie tra questi due ambiti apparentemente distanti?
Sto approfondendo questi temi grazie alla collaborazione con CoachHub, piattaforma di coaching digitale che abbraccia l’IA per amplificare e innovare le esperienze di coaching, combinando tecnologia ed empatia. Secondo una survey che hanno condotto nel 2023 è emerso che: il 77% degli HR leader vede il potenziale dell’IA applicata al coaching e allo sviluppo delle competenze a tutti i livelli dell’organizzazione; più del 50% ne supporta l’utilizzo per l’analisi dei dati e la reportistica; più di 1 su 3 esprime una visione positiva sull’IA come potenziatore durante l’intero processo di coaching. L’IA può quindi essere una valida alleata del coaching nei seguenti campi di applicazione:
- generazione di report in tempo reale da grandi quantità di dati per potenziare i programmi di coaching;
- personalizzazione e facilitazione del processo di coaching tra una sessione e l’altra affinché gli insight emersi in sessione vengano sperimentati davvero, ad esempio tramite un chatbot conversazionale che supporti il coachee a restare focalizzato su attività e sfide che si è impegnato ad affrontare, spesso assediate da vecchie abitudini che possono auto-sabotare il processo di cambiamento.
In sintesi, il coaching può avvalersi delle integrazioni IA senza snaturarsi, ma rafforzando l’attenzione alla centralità della persona. La funzione complementare dell’IA riflette la crescente diffusione delle pratiche di coaching sui canali digitali. Se prima sembrava impossibile fruire di questi servizi online, ora questi bias cognitivi si stanno affievolendo lasciando spazio a una nuova visione del coaching, ancora più accessibile ed efficace, senza perdere il suo valore umano.