Christian Pedergnana (TeamSystem): co-piloting, automazione e analisi dati, così l'IA cambia il lavoro degli HR
Oggi DigiLogos ha il piacere di ospitare Christian Pedergnana, Head of HR Solution presso il gruppo TeamSystem, uno dei principali player italiani nel mercato delle soluzioni digitali per professionisti ed imprese, inclusi software e servizi per la gestione delle risorse umane. Laureato in Scienze delle Informazioni ed Intelligenza Artificiale, Pedergnana vanta 25 anni di esperienza nel mondo HRTech, dove combina dimensione umana e tecnologica per migliorare l’efficienza e l’efficacia delle pratiche HR nelle organizzazioni tramite un’innovazione continua che mette al centro le persone.
Quali sono a tuo avviso i principali impatti dell’Intelligenza Artificiale sulle aziende e in particolare sul ruolo degli HR? Quanto si sperimenta e in quali aree?
Durante il primo decennio della mia carriera ho cercato di parlare alle aziende di Intelligenza Artificiale (IA) per creare progetti e investimenti in quest’ambito ma con scarso successo. La situazione è cambiata radicalmente a novembre 2022 con il lancio di Chat GPT: a quel punto il mondo ha scoperto le potenzialità di un’IA Generativa, un tipo di Intelligenza Artificiale che utilizza algoritmi di machine learning per generare in autonomia nuovi contenuti a partire da un input. Ora questo tema è diventato caldo nella conversazione pubblica oltre che una potente leva di business.
Secondo la ricerca 2023-2024 dell’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano, circa il 32% delle aziende sta già utilizzando almeno una soluzione di IA a supporto dei processi HR e il 43% delle organizzazioni sta sperimentando l’IA Generativa in ambito HR. Paradossalmente, l’IA è uno dei settori più “antichi” dell’informatica e, per ben tre volte negli ultimi 25 anni, questa tecnologia sembrava destinata a trasformare il mondo, senza riuscirci. Il quarto tentativo sembra invece essere quello valido: oggi possiamo dire di stare vivendo una primavera dell’IA. Siamo ancora agli albori e, dal mio punto di vista, le aspettative attuali piuttosto alte, saranno con grande probabilità disattese, mentre quelle a medio-lungo termine, che al contrario sono più basse, condurranno ad una vera e propria rivoluzione. Questa tecnologia sarà dirompente, più di quanto non siano stati Internet, il mobile, il Cloud. A livello tecnologico, l’accelerazione è incredibilmente rapida e potente tanto da permettere di vederne i frutti rapidamente.
In una prima fase, la funzione HR comincerà a lavorare con l’IA su ambiti specifici, che sono:
- Co-piloting, ovvero supporto e assistenza conversazionale tramite chatbot basati sull’IA e progettati per rispondere, in modo facile e immediato, alle domande dei dipendenti su cedolini, ferie, straordinari e molto altro, liberando così tempo agli specialisti HR, che potranno usufruire di questi agenti intelligenti per consultare ad esempio la banca dati relativa alla documentazione tecnica-contrattuale e alla normativa sul lavoro, estremamente varia e in costante evoluzione.
- Automazione di attività ripetitive e processi, come la compilazione dei modelli professionali e la gestione delle performance.
- Analisi ed estrazione di valore dai dati, non solo per generare report, ma anche per fare predizioni utili, ad esempio rispetto all’ipotesi di uscita dei talenti per ridurre il turnover.
Le grandi corporate che già adesso gestiscono i dati in modo integrato e organizzato su Cloud avranno un notevole vantaggio competitivo nell’immediato futuro, con possibilità di creare dei servizi verticali specifici per i propri Clienti. Gli altri player, invece, dovranno prima sistemare i propri dati in modo corretto per offrire questo tipo di servizi.
Se dapprima il focus sarà su questi ambiti specifici, in seguito l’IA diventerà talmente pervasiva da risultare non più segmentata ma trasversale a tutti i sistemi e processi HR a 360 gradi.
Per quanto riguarda il recruiting, quali ritieni possano essere i principali benefici dell’IA sia per le aziende che per i candidati?
In ambito HRTech, il recruiting è l’unico vero campo di applicazione in cui l’IA è presente da tanto tempo, già prima del lancio di Chat GPT. I benefici principali per l’azienda sono l’automazione delle attività ripetitive, il miglioramento della qualità delle assunzioni grazie a un matching più accurato dei profili e una gestione più efficiente dell’intero processo grazie ad attività di analisi dati e di reportistica.
L’aspetto che non risulta ancora così evidente riguarda i vantaggi per l’esperienza del candidato che sta assumendo sempre più centralità. Secondo quanto emerso dalla survey 2023-2024 dell’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano, la generazione Z (under 27) rappresenta un punto di svolta nell’approccio al mondo del lavoro, forse ancor più radicale dell’IA: basti pensare che il 65% ha cambiato volontariamente lavoro negli ultimi 12 mesi o ha intenzione di farlo nel breve-medio termine. Quest’anno, per la prima volta, la causa principale dietro la volontà di cercare un’altra occupazione non è l’entità della retribuzione e dei benefici economici (che si colloca al secondo posto della classifica) bensì il benessere fisico e mentale. Un candidato su 4 verifica quanto l’organizzazione sia attenta alla gestione del bilanciamento tra vita privata e lavorativa nonché alla cura del benessere delle proprie persone.
Oltre alla crescente richiesta di stare bene a lavoro, come risposta a un malessere diffuso, l’87% dei candidati, quando ricerca un nuovo lavoro, ritiene importante la coerenza tra i propri valori e quelli dell’organizzazione, ad esempio in tema di sostenibilità. Considerato lo scenario attuale, è evidente che gli esperti HR debbano imparare ad utilizzare al meglio i nuovi strumenti di IA per continuare ad attrarre i giovani talenti. Questo implica la possibilità di adottare, anche nelle selezioni, un approccio più orientato al marketing con comunicazioni mirate e personalizzate, anziché annunci verbosi e generici. È essenziale assicurare un forte allineamento tra le caratteristiche dell’azienda e i reali interessi e aspettative dei candidati, trattandoli come veri e propri “consumatori”.
Quali sono a tuo avviso i trend chiave legati all’IA e al futuro del lavoro? Come è possibile prepararsi a questa rivoluzione in atto?
L’IA è l’elefante nella stanza: la paura che possa sottrarre posti di lavoro alle persone è spesso esagerata rispetto alla realtà. É come quando fu inventata la fotografia: si temeva che la pittura scomparisse, ma l’innovazione crea nuovi spazi invece che rubarne altri. I lavori cambieranno e ne emergeranno di nuovi, ma non si tratterà di un impatto paragonabile a quello della rivoluzione industriale e post-industriale. Di certo, aumenterà la competitività tra chi padroneggia l’IA e chi no. Dal momento che l’IA diventerà fondamentale in molte professioni, il vero rischio non è essere sostituiti da una macchina, ma da qualcuno che utilizza con maggiore perizia questi strumenti.