Cos’è per te un good job? Parola ai GoodJobber 2024
Non più solo produttivo ma anche e soprattutto etico, sostenibile, orientato alla crescita individuale e collettiva. Il mondo del lavoro cambia nei suoi valori fondamentali e ridefinisce i propri orizzonti, anche grazie al contributo delle nuove generazioni. Ma come sarà il lavoro buono del 2025? L’abbiamo chiesto alle e ai protagoniste/i dei nostri tavoli di lavoro. Di seguito, le loro risposte: una mappa per orientarsi nel GoodJob! di oggi e domani.
«Felice. Un buon lavoro è tornare a casa felice di ciò che hai fatto, motivandoti e spingendoti a progredire». Alberto Plantamura, Wellbeing e Benefit Senior Manager di Sky Italia.
«Significativo. Lavorare in un contesto in cui i tuoi sforzi sono ripagati e i risultati hanno un impatto sul benessere delle persone è il miglior GoodJob possibile». Francesco Foffa, Head of Sales, Welfare & Strategic Partnership di Unobravo.
«Life-long learning. Il lavoro buono è un’attività nella quale è possibile condividere la crescita attraverso un sistema valoriale che include passione, coraggio, assunzione del rischio e competenze. Sono queste caratteristiche che identificano un buon ambiente lavorativo». Gian Luca Orefice, Direttore Human Capital and Organization di Autostrade per l’Italia.
«Orientato alla crescita. Non importa che tipo di lavoro sia o quanto il percorso di carriera sia stato lineare: il lavoro è un insieme di esperienze. Le nuove generazioni ci insegnano che si può sperimentare e che si possono provare lavori diversi. Il driver per un buon lavoro è crescere, valutando la propria soddisfazione, quanto si è imparato e quanto si sta crescendo professionalmente». Betty Pagnin, Head of People & Culture & Equity Partner di OneDay Group.
«Motivante. Un buon lavoro è quello in cui mi sento realizzato, ho modo di imparare e apportare valore con la mia professionalità. È un posto dove posso esprimere le mie idee, lavorando e interagendo con gli altri. Significa anche mantenere un corretto equilibrio tra vita privata e lavoro, con un compenso economico soddisfacente sia per me che per il mio datore di lavoro». Mauro Mordini, Country Manager Italia di IWG.
«Formativo. Un lavoro buono mette la cultura dell’apprendimento al centro della propria attività, trasformando l’azienda in una vera e propria learning organization». Federica Bulega, co-founder di Gility.
«Soddisfacente. Considero la mia attività un buon lavoro. È raro sentire dire che si è soddisfatti di ciò che si fa, ma per me lo è. Ho guidato una startup in ambito EdTech e oggi il mio lavoro consiste nell’unire i puntini di tutto il percorso compiuto. Guidare le aziende in questo tracciato è una grande soddisfazione». Sonia China, Innovation Manager di Enzima12 e Coordinatrice di ITS NewTechSi Academy.
«Soggettivo. Un buon lavoro è quello in cui la persona può esprimersi, rendendo propria l’attività che svolge e realizzando sé stessa attraverso di essa. È questa soggettività che rende unica e coinvolgente una professione». Biancamaria Cavallini, Board Member e Operations Director di Mindwork.
«Libero. Un buon lavoro è quello che piace, in cui si può scegliere, e in cui si può agire in base alle proprie passioni. Purtroppo non per tutti è così, ma si tratta di un requisito indispensabile». Anna Rita Borraccetti, Delegata GIDP Veneto e Amministratore Unico di Piessepi.
«Armonico. Un modello che racchiude tre principi: “wholeness”, ossia la possibilità di esprimere sé stessi pienamente; “self-leadership”, un’organizzazione in cui le decisioni non arrivano dall’alto ma si sviluppano in autonomia; ed “evolutionary purpose”, ovvero l’armonia tra lo scopo personale e gli obiettivi aziendali». Luca Nascimben, People Director di Rigoni di Asiago.
«Inclusivo. Un lavoro buono e fatto bene bilancia le competenze richieste e risorse offerte, includendo e valorizzando anche le persone con disabilità. Questo approccio consente di potenziare l’individuo a 360 gradi, rendendolo un elemento di valore per il team». Joshua Paveri, Key Account Manager Seltis Hub.
«Regolare. Un buon lavoro si basa su contratti stabili, percorsi di carriera e metodologie chiare. Ma anche la soddisfazione e il piacere di lavorare sono fondamentali. Le nuove generazioni chiedono di lavorare meglio, non di più». Gianna Elisa Berlingerio, Direttora del Dipartimento Sviluppo Economico della Regione Puglia.
«Give back. Per me, il buon lavoro è stata l’esperienza dell’insegnamento. Permette di trasmettere agli altri ciò che si è imparato nel proprio percorso. La soddisfazione più grande è quando un messaggio di valore arriva ai più giovani, aiutandoli a intraprendere il miglior percorso per sé stessi». Francesco Cupertino, Rettore Politecnico di Bari.