Diversity Brand Index 2025: l’inclusione resta un asset strategico per le aziende

Mentre negli Stati Uniti molte aziende stanno facendo marcia indietro sulle politiche di Diversity, Equity e Inclusion (DEI), in Europa l’inclusione resta un asset strategico per il mercato, grazie alla sensibilità dei consumatori nell’orientare le proprie scelte di acquisto verso brand che condividono i loro valori. Negli ultimi mesi, giganti come Meta, McDonald’s, Walmart e Ford hanno ridimensionato i loro programmi DEI, influenzati da pressioni politiche e normative, come la sentenza della Corte Suprema nel caso Students for Fair Admissions v. Harvard. In controtendenza, Apple sta cercando di mantenere l’impegno in questo ambito, sfidando le pressioni degli azionisti conservatori.

In Europa, invece, il Diversity Brand Index 2025 fotografa un panorama in crescita: le iniziative DEIA (Diversity, Equity, Inclusion & Accessibility) continuano a generare impatti positivi sulla reputazione aziendale e sulle scelte di consumo.

Crescita e percezione del mercato

Giunto alla sua ottava edizione, il DBI – frutto della collaborazione tra Fondazione Diversity e Focus Management – conferma l’importanza della DEIA nel mercato italiano. La survey 2025, condotta su un campione di 1.005 persone, ha registrato un aumento significativo dei brand percepiti come inclusivi: da 295 nel 2024 a 488 (+65%), con 260 marchi citati spontaneamente. Un segnale di quanto il tema sia presente nel dibattito pubblico e nei comportamenti di consumo.

Inclusione e performance aziendali

Il legame tra DEIA e risultati economici resta forte. Il Net Promoter Score (NPS), l’indice che rileva la soddisfazione e la fedeltà dei clienti, per i brand inclusivi si attesta a +69,4%, con un impatto positivo sulle vendite (+20,1% di crescita dei ricavi). Tuttavia, il leggero calo rispetto al 2024 (-3,3 p.p.) suggerisce un mercato sempre più esigente. I brand non inclusivi, invece, registrano un NPS negativo (-67,5%), con il 32% dei consumatori che non raccomanderebbe nemmeno marchi percepiti come neutri.

Polarizzazione del mercato

L’analisi dei cluster evidenzia un’accentuata polarizzazione dell’opinione pubblica. Il gruppo degli “ImpegnatƏ”, il più numeroso, scende al 26,7% (-1,7 p.p.), mentre gli “ArrabbiatƏ 2.0”, contrari alla DEIA, aumentano al 17,8% (+3,9 p.p.). Cresce anche la consapevolezza tra i consumatori, con il cluster “Consapevoli” che sale al 10,4% (+1,6 p.p.). Un quadro che denota una crescente divisione tra chi supporta attivamente le pratiche inclusive e chi le osteggia.

L’analisi per settore

Tra i 50 brand percepiti come più inclusivi, il settore Retail si conferma leader (26%, +2 p.p.), seguito da Apparel & Luxury Goods (22%) e Healthcare & Wellbeing (12%). In crescita Information Technology (10%, +2 p.p.) e Consumer Electronics (6%, +4 p.p.), mentre calano Telco & Media (-4 p.p.) e Toys (-2 p.p.). Debutta il settore Airlines (2%), mentre Automotive e Utility escono dalla classifica.

Le aziende premiate

La Top 10 del Diversity Brand Index 2025 include ACE, Alexa, Fastweb, Ferrovie dello Stato Italiane, Idealista, Ikea, Nuvenia, Procter & Gamble, Sephora e TIM. Nuvenia si aggiudica il riconoscimento per l’iniziativa più disruptive sulla DEIA, mentre Sephora vince nella categoria digitale con il progetto “We Belong Here”. Ikea riceve il Premio Accessibilità – Design 4 All per l’iniziativa “Quiet Hours”.

Il rischio della disillusione

Nonostante i segnali positivi, il DBI 2025 evidenzia anche un calo nei livelli di coinvolgimento sulle tematiche della diversità, soprattutto in relazione a genere, etnia, disabilità e aspetto fisico. Questo trend solleva interrogativi sulle strategie future: le aziende dovranno puntare su iniziative più concrete e integrate nel tessuto aziendale per evitare una perdita di fiducia nel lungo periodo.

L’edizione 2025 del Diversity Brand Index conferma che la DEIA rimane un fattore determinante per il successo aziendale, ma segnala anche nuove sfide. La crescente polarizzazione e il rischio di disillusione indicano la necessità di strategie più incisive e autentiche. In un contesto globale in evoluzione, le aziende che sapranno mantenere la coerenza e la continuità nelle loro politiche inclusive avranno un vantaggio competitivo decisivo.

Ti potrebbe interessare