EFI, innovare l’ecosistema della formazione italiana
Le sfide legate alle trasformazioni della società esistente e dell’ambiente circostante passano necessariamente dalla capacità del capitale umano di adattarsi, evolvere, crescere e… formarsi.
Non a caso il tema della formazione è diventato centrale all’interno dei dibattiti attuali e coinvolge moltissimi aspetti ogni giorno sui tavoli dei decision makers sia che si tratti di “giovani e scuola”, ovvero delle competenze necessarie per affrontare un futuro attivo all’interno del sistema lavorativo, o degli indirizzi che le imprese dovranno scegliere per continuare ad essere presenti sui mercati nell’inseguire una loro velocissima evoluzione, e ancora delle capacità di ‘controllo e guida’ di una intelligenza artificiale che oggi è la grande opportunità ma al tempo stesso un grande punto di domanda. Un ulteriore aspetto, poi, è da dedicarsi ai territori che affrontano ogni giorno le complessità della diversità tra nord e sud, strettamente connesso al tema delle grandi risorse stanziate, gestite e da gestire nel prossimo futuro.
Tutto questo entra a pieno titolo nel sistema della formazione, un settore tanto vasto quanto ancora poco conosciuto e che talvolta rileva una mancanza di dati certi per definire le dimensioni, l’impatto e il valore economico generato nel proprio perimetro.
Inserirsi in questo intricato contesto fa parte delle ambizioni di EFI – Ecosistema Formazione Italia, un’associazione no profit nata dall’idea di Stefano Marchese e Kevin Giorgis, professionisti che negli ultimi anni si stanno distinguendo per le loro iniziative nel mondo dell’innovazione, con particolare focus sull’EdTech/HRTech.
Stefano Marchese
Abbiamo incontrato Stefano Marchese, cofondatore e vice presidente di EFI, proprio con l’obiettivo di raccontarci la genesi dell’associazione, ma soprattutto i potenziali sviluppi futuri dell’associazione. Marchese sarà tra i protagonisti del tavolo di lavoro ‘New Human Capital‘ organizzato da GoodJob! il 19 marzo a Milano.
Partiamo dalla fine. Il 21 e 22 marzo terrete a Roma il primo Innovation Training Summit, una due giorni che si presenta come un evento senza precedenti in Italia e nel settore della formazione. È una prima edizione, ma avete fatto le cose in grande.
«Per noi si tratta di un salto quantico dal punto di vista delle relazioni istituzionali. C’è voluto tanto coraggio, passione e perseveranza. Ad oggi, siamo molto soddisfatti e se l’evento va come sembra, l’obiettivo di diventare un punto di riferimento del settore si avvicina».
Ci saranno più di 170 interventi tra cui ministri, sottosegretari, dirigenti pubblici, grandi aziende, patrocini istituzionali.
«Abbiamo definito l’evento come B2B istituzionale, nella convinzione che si debba incentivare il dialogo e il confronto fra pubblico e privato. La scelta di farlo a Roma non è casuale, bensì orientata a posizionarsi nel cuore delle relazioni istituzionali del nostro Paese. L’evento nasce da due consapevolezze: primo, non c’era nulla di simile in Italia che facesse una fotografia completa degli attori di questo settore; secondo, la necessità di differenziare le iniziative del settore che risultano essere autoreferenziali e un po’ ingessate. Il Summit porterà una proposta fresca, grintosa e innovativa».
Cosa vi aspettate?
«Puntiamo sulle novità, sulla collaborazione e sul networking. Crediamo siano tre caratteristiche molto importanti. Il Summit vuole essere un susseguirsi di novità. Un esempio in questo senso è lo startup showcase, dove 16 startup nel mondo risorse umane e formazione potranno presentare la propria soluzione o, ancora, la possibilità e il suggerimento dato a sponsor e partner di sfruttare l’occasione per lanciare nuovi progetti, ricerche, collaborazioni e così via. Poi puntiamo alla collaborazione. Avremo un totale di otto workshop: quattro da 45 minuti orientati ad approfondire le aree tematiche del Summit (metodologie formative, innovazione, sostenibilità e sviluppo business) e quattro da 90 minuti che abbiamo voluto chiamare “Stati Generali”, in quanto coinvolgeranno i principali decision maker su: Pubblica Amministrazione, Corporate Education & Innovation, Formazione Finanziata e ITS Academy. Discuteremo sul futuro della formazione e sull’empowerment necessario dal punto di vista dell’individuo e delle organizzazioni. Dalla restituzione degli “Stati Generali” sono certo che potranno nascere delle intese, si scopriranno cose nuove e, come EFI, avremo spunti per poter facilitare e orchestrare al meglio l’ecosistema durante l’anno. Infine, il networking sarà un elemento chiave, supportato da due novità sul panorama nazionale degli eventi: un’applicazione dedicata al Summit, simil LinkedIn, che facilita la procedura d’iscrizione e incentiva le relazioni tra i partecipanti; gli eventi serali che si svolgeranno sia il 20 (riservato a sponsor, speaker e partner), sia il 21 (aperto a tutti) e che permetteranno di dare vita a possibilità prolungate di conoscersi e creare collaborazioni».
Riavvolgiamo il nastro. Come nasce EFI?
«EFI nasce da un percorso iniziale di webinar svolto con la Wyblo community, startup di cui sono co-fondatore. A un certo punto, con Kevin, abbiamo notato il grande interesse riscontrato con i webinar e le varie richieste, principalmente da professionisti nel mondo formazione ed enti. Abbiamo così deciso di creare l’associazione per dare vita a sempre più sinergie nel settore, offrendo strumenti utili e dando un taglio molto operativo, da startupper, anziché di rappresentanza. Il diventare associazione no-profit offre un maggior respiro per raggiungere un impatto rilevante, creare partenariati e instaurare agevolmente delle collaborazioni con altre associazioni, centri di competenza, community, università e reti d’impresa».
Qual è lo spazio in cui si muove EFI e quali sono gli obiettivi?
«Fare del bene all’ecosistema. Favorire le sinergie tra pubblico, privato, enti formativi, aziende, istituzioni, ma anche startup e mondo dell’innovazione, fondamentali in questi tempi di cambiamento. Da un lato stiamo creando una community in grado di portare gli interessi del settore anche su tavoli governativi e/o internazionali. Dall’altro, forniamo risorse per far crescere l’ecosistema. Un esempio è EFInet, iniziativa che abbiamo appena lanciato (nel mondo startup si direbbe in modalità MVP – Minimum Viable Product) e che presenteremo al Summit. L’obiettivo di EFInet è co-creare una mappatura di chi offre formazione in Italia. Dalle grandi aziende ai freelance possono partecipare, contribuendo alla creazione di un database aperto e gratuito che favorisce opportunità di business, permette visibilità a coloro che aderiranno e agevola la ricerca a chi ha necessità o volontà di accedere ad attività formative. Poi ci sono gli EFI in Tour, un format di eventi di mezza giornata per i professionisti del settore della formazione, progettato per creare connessioni e opportunità di apprendimento reciproco».
Di cosa si tratta?
«L’idea è semplice quanto efficace: una bella location, uno o due partner che supportano la creazione del palinsesto, un centinaio di partecipanti che hanno a cuore il tema proposto (rilevante per il territorio) che alla fine si intrattengono con gli speaker e gli organizzatori per un momento conviviale e di networking. L’anno scorso abbiamo realizzato cinque tappe – Roma, Milano, Torino, L’Aquila e Firenze – toccando argomenti anche molto diversi: dalla formazione finanziata all’intelligenza artificiale, passando per le politiche comunitarie europee. Stiamo già raccogliendo prenotazioni per l’EFI in Tour 2024-25 con l’obiettivo di toccare tutta Italia. Fra quelle in lavorazione, oltre alle principali città italiane in cui torneremo, ci sono nell’ordine: Catania, Bologna, Bari, Napoli, Venezia, Pavia, Cosenza più una tappa in Svizzera, a Lugano».
C’è un valore aggiunto specifico di EFI?
«Innovazione, trasparenza, condivisione e sostenibilità sono i valori che portiamo avanti in ogni nostra attività. La trasparenza, ad esempio, è chiave per sviluppare una cultura che spesso manca nel settore, ovvero orientata ai dati e alle evidenze. Nel mondo della formazione ci sono ancora pochi report capaci di fare chiarezza su chi fa formazione, sulle competenze acquisite con i progetti formativi e sulle economie generate da questi ultimi. Un esempio è il mondo della formazione finanziata, un’area che vale circa 3 miliardi di euro l’anno, ma ancora molto poco conosciuto, analizzato e alcune volte anche mal visto. EFI potrebbe diventare un osservatorio permanente in grado di fornire dati, studi e approfondimenti. Ma c’è anche l’aspetto dell’innovazione e la possibilità di sviluppare nuovi modelli organizzativi, di cui la formazione è una leva cardine per rendere le aziende più adattive e al passo con i tempi. Un altro possibile percorso che stiamo valutando è l’eventualità di diventare un ente certificatore secondo la logica delle prestazioni erogate».
Ci sono altre opportunità di crescita?
«Attualmente abbiamo 400 soci in tutta Italia. Il valore dell’associazione è dato anche dalla maggiore facilità di unire i puntini, di mettere insieme soggetti istituzionali e partner privati. Con EFI in Tour la nostra rete si amplia gradualmente e ci stiamo accreditando per essere un player capace di abilitare la creazione di cordate pubblico-privato che possano supportare il Paese nel raggiungere gli obiettivi prefissati dal PNRR e non solo. Ci sono risorse e opportunità importanti a livello regionale, nazionale ed europeo su progetti formativi che spesso non vengono colte, proprio perché manca una figura di orchestratore di relazioni che sia operativa e non solamente rappresentativa. Tali strumenti devono diventare una leva di crescita e di competitività e non possono essere spesi a pioggia, senza una logica industriale e priva di obiettivi strategici precisi».
Il 19 marzo parteciperete al tavolo di lavoro organizzato da GoodJob! a Milano
Con GoodJob! c’è buona vicinanza di interessi comuni. La testata ha un focus preciso sulle risorse umane, mentre il nostro è un approccio ecosistemico che guarda ai fornitori, alle aziende, alle istituzioni. Io partecipo il 19 al tavolo di lavoro e ci saranno rappresentanti di GoodJob! al nostro summit di Roma. Operativamente ragioniamo a braccetto su alcuni EFI in Tour in Italia con una presenza di GJ. Stiamo pensando soprattutto alla possibilità di valorizzare questa partnership attraverso una collaborazione e co-progettazione di momenti condivisi realizzando un tavolo di lavoro a livello nazionale a cui affiancare iniziative territoriali».