I 4 pilastri per l'impiego dell'AI in azienda
L’evoluzione del panorama digitale avviene in tempi molto rapidi, mettendo le aziende nella condizione di optare per soluzioni innovative che permettono di stare al passo con i cambiamenti, mantenendo la propria competitività. Tra di esse, le tecnologie aziendali giocano un ruolo fondamentale e strumenti come l’intelligenza artificiale costituiscono una svolta cruciale.
Tuttavia, una delle principali sfide è rappresentata dalle competenze digitali dei dipendenti più anziani, che spesso rallentano l’adozione dell’AI, soprattutto in paesi come l’Italia, dove il 24% della popolazione ha più di 65 anni. Sandra Feldmann, fondatrice di Itsatalent.Business, servizio di recruiting per le imprese, all’interno del white paper AI@Work realizzato da Radical HR evidenzia i quattro pilastri fondamentali per facilitare l’implementazione di questi strumenti in azienda. Per approfondire il tema, il documento è scaricabile all’interno del sito di Radical HR.
Competenze
Come primo pilastro, per promuovere l’alfabetizzazione digitale le aziende dovrebbero creare ambienti di lavoro inclusivi e offrire opportunità di formazione continua. Nel paper, Feldmann sostiene: «L’alfabetizzazione digitale non è statica; richiede un adattamento costante a nuovi strumenti», pertanto le imprese devono favorire pratiche di apprendimento accessibili a tutti. In particolare, è fondamentale offrire supporto personalizzato ai dipendenti più anziani, che possono beneficiare maggiormente di istruzioni su misura e programmi formativi individualizzati.
Utilizzo
Le aziende tecnologiche spesso trascurano l’importanza di rendere la tecnologia accessibile e intuitiva. È fondamentale sviluppare programmi di formazione pensati specificamente per gli adulti più anziani, tenendo conto delle loro motivazioni nell’adottare nuove tecnologie. «Questo approccio centrato sull’utente può migliorare significativamente il loro coinvolgimento digitale», riconosce Feldmann.
Accessibilità
«Assicurare che le tecnologie emergenti beneficino tutti è cruciale per evitare l’approfondimento del divario digitale. Le società devono impegnarsi a rendere la tecnologia e i dati più accessibili progettando soluzioni digitali che rispondano alle esigenze dei lavoratori più anziani e migliorino la fluency digitale complessiva». Per questo terzo pilastro, ci si concentra su un aspetto fondamentale per l’integrazione degli utenti più restii al mondo digitale, ovvero l’accessibilità agli strumenti. Tra le difficoltà più grandi per i dipendenti più anziani infatti vi è il non capire come approcciare e utilizzare al meglio le risorse digitali. Per questo, le aziende devono compiere lo sforzo di valutare le difficoltà dei propri dipendenti e predisporre le nuove tecnologie in un’ottica user friendly.
Innovazione
Infine, dare priorità all’inclusività e all’accessibilità, investendo in questi due elementi nei reparti R&D delle imprese. Favorire questo modo di intendere l’integrazione tecnologica accresce il benessere dei dipendenti stimolando la connettività tra le diverse fasce d’età. Feldmann rimarca l’importanza del processo tecnologico come supporto al dipendente, diventando uno strumento di connessione intergenerazionale. Un’azienda più connessa diventa quindi molto più efficiente.
Come concretizzare?
Conoscere gli elementi chiave è fondamentale, ma ancora più importanza va data all’applicazione pratica dei principi contenuti nel paper di Radical HR. Nel realizzare una corretta integrazione degli strumenti AI, le aziende possono adottare diverse misure: per favorire l’alfabetizzazione digitale e migliorare le competenze tecnologiche dei dipendenti, è fondamentale adottare un approccio strutturato e inclusivo. In primo luogo, Feldmann suggerisce lo sviluppo di moduli di formazione personalizzati, in grado di rispondere ai diversi livelli di competenza presenti all’interno della forza lavoro. Questo garantirebbe per ogni dipendente il supporto necessario per crescere nel proprio percorso di apprendimento.
Un’altra iniziativa efficace sarebbe l’implementazione di programmi di mentorship, in cui esperti di tecnologia affiancano i colleghi più anziani. La collaborazione diretta faciliterebbe il trasferimento di conoscenze, accelerando il miglioramento delle competenze digitali. Allo stesso tempo, investire in piattaforme di apprendimento continuo consentirebbe ai dipendenti di aggiornarsi costantemente sulle nuove tecnologie, con un focus particolare sugli strumenti di intelligenza artificiale.
Per rendere le soluzioni tecnologiche più accessibili e intuitive, i dipendenti più anziani dovrebbero essere coinvolti nella progettazione delle interfacce utente, fornendo feedback diretto tramite workshop dedicati. Adattare l’interfaccia alle necessità del destinatario finale migliorerebbe la user experience, rendendo gli strumenti più funzionali per tutti.
Per incentivare la partecipazione attiva alla formazione tecnologica, sarebbe utile istituire programmi di incentivazione che premiano i dipendenti più coinvolti. Parallelamente, un sistema di supporto multicanale, che includa assistenza via telefono, chatbot e in persona, garantirebbe un aiuto adeguato per soddisfare le diverse esigenze della forza lavoro.
Infine, l’introduzione di programmi pilota, incentrati specificamente sugli adulti più anziani, contribuirebbe al tentativo di testare nuove tecnologie e adattarle prima di una diffusione più ampia, assicurando che le soluzioni proposte rispondano realmente alle necessità degli utenti.
In conclusione, Radical HR mette in luce i vantaggi nell’adottare queste soluzioni: «Concentrandosi su questi pilastri, le aziende italiane possono colmare il divario digitale, migliorare l’alfabetizzazione digitale e promuovere un ambiente di lavoro più inclusivo e innovativo, assicurando che i benefici dell’AI siano condivisi equamente tra tutte le demografie».