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Lara Porciatti (ART-ER): vi spiego il modello Emilia-Romagna per attrarre i talenti
L’attrattività di aziende e territori è salita in cima alle priorità di decisori politici, associazioni di categoria e imprese, che soffrono la difficoltà nel reperire figure professionali adatte alle loro esigenze, in particolare giovani. Ma cosa si può fare nel concreto per invertire la tendenza, attraverso politiche pubbliche? L’Emilia Romagna in questo ambito rappresenta un caso unico in Italia perché ha saputo costruire negli ultimi anni una strategia a più livelli, di cui il servizio Bologna for Talent rappresenta solo uno dei tasselli. Ne parliamo con Lara Porciatti, senior project manager dell’Unità Competenze e Territori per l’Innovazione di ART-ER Attrattività Ricerca Territorio, società partecipata dalla Regione e da altri enti, che abbiamo già conosciuto nel tavolo di lavoro di GoodJob! agli Stati generali di City Vision lo scorso ottobre.
Quando avete iniziato a occuparvi di attrazione dei talenti in ART-ER?
Nel 2019 ci occupavamo già di far incontrare giovani con alte competenze ed ecosistema dell’innovazione, e abbiamo fatto un passo in più, lavorando su un programma prima sperimentale e poi più strutturato di “attrazione dei talenti internazionali”, di cui si constatava un bisogno sul territorio. Nel 2019 secondo l’indagine Excelsior di Unioncamere, circa il 34% delle imprese non riusciva a trovare le competenze di cui aveva bisogno, oggi siamo al 48%. Lavorare sull’incontro tra neolaureati e imprese non bastava più, visto il trend demografico negativo. Così abbiamo cercato di spostare l’attenzione dalla cosiddetta “fuga dei cervelli” all’attrazione da altri paesi, in un’ottica di circolazione.
Come avete strutturato quel programma?
Si tratta di it-ER International Talents Emilia-Romagna, ed è nato a partire dallo studio delle esperienze già presenti in Europa, soprattutto Paesi Bassi, Paesi Baschi, Norvegia, Finlandia, Svezia e Danimarca. I Paesi Bassi, ad esempio, hanno investito per anni nell’attrarre talenti grazie a precise strategie politiche. La regione di Eindhoven, dove ha sede la Philips, per reagire a un problema di reperimento di competenze ha facilitato le iscrizioni all’università da altri territori anche extraeuropei, rendendola per loro gratuita (ora non lo è più) e con corsi integralmente in inglese. Ma hanno anche investito nei servizi per attrarre lavoratori e trattenere laureati, per esempio incentivando la vita sociale con programmi ad hoc. L’impresa ormai non può farcela da sola, neanche la multinazionale che può offrire un buono stipendio e welfare, se non ha una serie di servizi di contorno: dalla ricollocazione del partner alle scuole internazionali per i figli, all’alloggio, un problema sempre più grosso che ora i Paesi Bassi stanno affrontando, ad esempio limitando la possibilità di iscriversi all’università agli stranieri che non hanno trovato già casa.
Che tipo di servizi offrite?
Sul sito di It-ER sono definiti tre target – studenti, ricercatori e dottorandi, lavoratori della conoscenza – per ciascuno dei quali ci sono quattro aree di servizi e informazioni: “moving to” con le informazioni pratiche, burocratiche e fiscali a partire dai visti e incentivi, “setting up”, dall’apertura di un conto corrente all’iscrizione scolastica dei figli fino ai corsi di italiano, “living in” con gli spunti sulla vita sociale, gli eventi, i trasporti e la sanità, e “get involved” con la community di ambassador dell’Emilia-Romagna. C’è un info-desk che offre una call gratuita multilingue, e in base al bisogno della persona la indirizzano ai servizi dedicati sul territorio: oggi collaboriamo con una rete di comuni che hanno aperto lo stesso servizio territoriale, grazie al finanziamento della Regione Emilia-Romagna. Arrivano persone che ci trovano online o con eventi che organizziamo sul territorio, nel caso di studenti internazionali già in ER, e internazionali. I nostri principali mercati di riferimento sono Spagna, Portogallo e l’Europa orientale, ma grande interesse proviene anche da Paesi extraeuropei, come Argentina, Iran, Turchia.
Quante persone si sono rivolte a questo sportello?
Dal 2019 circa 5.600 talenti internazionali sono stati raggiunti dalle attività erogate dal programma tra cui circa 200 attraverso un percorso di accompagnamento individuale.
Un incontro degli ambassador del progetto it-ER
L’Emilia-Romagna ha approvato una legge regionale per l’attrazione dei talenti nel 2023, a che punto è?
La legge, che sottolineo è stata approvata all’unanimità, è un segnale di continuità nell’azione che abbiamo intrapreso a partire dal 2019. Ha istituito un Osservatorio dei talenti e un comitato formato da vari stakeholder quali amministrazioni locali, atenei, imprese, sindacati, associazioni, e molti altri. Inoltre allarga il raggio d’azione dai soli talenti internazionali includendo quelli nazionali.
Come vengono usati i fondi stanziati?
Il primo intervento ha consistito nel finanziare, per un totale di 1.800.000 euro circa, i principali 10 Comuni e Città Metropolitana di Bologna attivando servizi di accompagnamento per talenti e imprese sul territorio, sul modello it-ER, per 3 anni a partire dal 2024. Poi la Regione, attraverso ART-ER, eroga una serie di attività a talenti che si trovano già sul territorio o che vogliamo attrarre, come appunto quelle previste nell’ambito del progetto it-ER, oppure a stakeholder del territorio, come lo strumento Skills Intelligence Emilia-Romagna che grazie a tecniche di machine learning analizza gli annunci online per individuare i fabbisogni delle imprese, a supporto di atenei e agenzie formative per allineare i curricula alle esigenze del territorio. E poi ancora il programma Research-ER per incrementare l’occupabilità dei dottorandi una volta usciti dal percorso accademico, la partecipazione a reti europee ed extraeuropee impegnate nell’attrazione e retention dei talenti, e molti altri.
C’è un programma specifico per gli studenti?
Grazie a risorse del Fondo Sociale Europeo è stato pubblicato un bando da 6 milioni di euro per rafforzare gli uffici placement degli atenei e degli istituti AFAM – Alta formazione artistica, musicale e coreutica, ovvero i Conservatori di musica e le Accademie di belle arti, che in gran parte ne erano sprovvisti. Per quanto riguarda gli studenti internazionali, ad esempio, tra le attività previste c’è anche la collaborazione con le questure del territorio per facilitare le procedure di conversione del visto di studio in visto per motivi di lavoro. Spesso trovano opportunità di carriera ma rischiano di perderle a causa dei tempi o della difficoltà di comprendere gli iter amministrativo-burocratici.
Quali risultati si possono rilevare a due anni dall’approvazione della legge?
Si sta consolidando un sistema di monitoraggio per raccogliere dati quantitativi e qualitativi, ma è ancora presto per poter avere dei risultati solidi, dato che alcuni progetti finanziati sono stati avviati solo lo scorso gennaio.
Un incontro degli ambassador del progetto it-ER
Quali sono i paesi a cui guardate per i futuri programmi di attrattività internazionale?
A livello nazionale, grazie alla riforma dell’articolo 27 del Testo Unico Immigrazione e approvazione Linee-guida per la formazione preventiva (all’estero) di lavoratori stranieri da assumere «fuori decreto flussi» come modificato dal D.L.20/2023, convertito con modificazioni dalla Legge 50 del 5 maggio 2023, si guarda con sempre maggiore attenzione alla facilitazione dell’arrivo di lavoratori qualificati da paesi extra europei, in particolare dall’Africa. A livello di Unione Europea lo strumento che si sta delineando è quello dei partenariati, le “talent partnership” tra organizzazioni in stati membri e organizzazioni in paesi extraeuropei. Il modello prevede la formazione nel Paese d’origine e la ricollocazione lavorativa qui: esistono alcune esperienze pilota per esempio con Marocco, Tunisia, Egitto.
Tornando ai servizi necessari per chi si stabilisce in un nuovo territorio, quello della casa è un problema sempre più sentito: gli alloggi in affitto nelle nostre città sono pochi e i prezzi degli affitti sono aumentati vertiginosamente. Come si può agire per affrontare questo problema?
Siamo consapevoli del problema che è allo studio della Regione. Diversi territori stanno sperimentando delle risposte. La Città metropolitana di Bologna, per esempio, ha realizzato un albo delle agenzie immobiliari dotate di servizi specifici per l’insediamento di lavoratori qualificati, anche non italofoni. Il Comune di Reggio Emilia ha stretto accordi con ACER (Azienda casa Emilia-Romagna, ndr) per soluzioni di alloggio temporaneo dopo l’arrivo di tirocinanti e/o lavoratori assunti dalle imprese. Altri territori collaborano con le foresterie aziendali o gli studentati nei periodi di minore richiesta. L’obiettivo è studiare le diverse sperimentazioni che si stanno avviando sul territorio per individuare le buone pratiche che possono essere rafforzate.