Leadership, come gestire la propria “energia”: intervista a Lorenza Pellegri

La leadership è uno degli elementi chiave per il successo delle organizzazioni moderne. Non si limita al comando o all’autorità, ma riguarda l’influenza, la capacità di ispirare e di guidare. Tuttavia, questa influenza può essere tanto costruttiva quanto distruttiva. Il tipo di energia che ognuno di noi sprigiona, infatti, si riflette sull’ambiente circostante, condizionando il clima e la produttività di chi ci circonda. Da questa premessa nasce un approccio innovativo: l’Energy Leadership™, che considera l’energia personale come la base su cui costruire una leadership consapevole e autentica.

Un esempio di questa visione è rappresentato da Leadagious, la prima leadership farm italiana aperta a tutti. Lorenza Pellegri, Co Founder e CEO, ci racconta come il metodo di Leadagious, basato sul Core Energy Process, stia cambiando il modo in cui pensiamo alla leadership e al suo impatto.

Lorenza, il vostro approccio alla leadership parte da un concetto molto originale: l’energia. Come nasce Leadagious e in cosa si differenzia dagli altri metodi di formazione e coaching?

Leadagious è nata dall’idea che la leadership non sia un dono innato o un privilegio riservato solo a chi ricopre ruoli apicali, ma una risorsa che tutti hanno e tutti possono sviluppare. Il nome stesso di Leadagious, che è la crasi di “leadership is contagious”, riassume la nostra filosofia: l’energia che trasmettiamo è contagiosa proprio come uno sbadiglio. Se entri in una stanza portando con te ansia e nervosismo, in pochi minuti gli altri ne risentono. Al contrario, se porti con te il desiderio di vedere i problemi come delle opportunità, stimoli e motivi chi ti sta accanto a fare altrettanto.

L’approccio di Leadagious si basa sull’Energy Leadership, un metodo che mira a valutare e allenare l’energia personale per sviluppare una leadership consapevole e costruttiva. Non si tratta di lavorare solo con manager o CEO, ma con chiunque voglia investire nella propria crescita personale e professionale. Per noi, la leadership è prima di tutto assunzione di responsabilità verso sé stessi e gli altri.

Parliamo dell’energy leadership. Questo approccio nasce da un metodo scientifico molto specifico. Puoi raccontarci qualcosa in più su questo sistema?

Certamente. Il Core Energy Process™ è stato sviluppato da Bruce D. Schneider oltre venticinque anni fa, e la sua applicazione è stata formalizzata attraverso la fondazione di iPEC (Institute for Professional Excellence in Coaching). Si tratta di un sistema teorico e pratico, consolidato da anni di esperienza sul campo, supportato da dati, ricerche, metriche e KPI che ne dimostrano l’efficacia.

Il metodo parte dal concetto che siamo tutti esseri energetici e individua sette livelli di energia, presenti in tutti noi, che vanno dal più distruttivo al più costruttivo. È importante sottolineare che “distruttivo” non significa necessariamente negativo, così come “costruttivo” non significa per forza positivo. Ad esempio, una persona con energia distruttiva potrebbe essere animata dalle migliori intenzioni e al contempo non essere consapevole del proprio impatto. Riconoscere questa dinamica è già un passo significativo.

Un altro aspetto cruciale del Core Energy Process™ è che la nostra energia non è immutabile: ognuno può imparare a gestirla meglio. Questo framework offre un linguaggio comune e strumenti pratici per riconoscere dinamiche, schemi e processi, consentendo di agire con maggiore consapevolezza.

Nell’ambito del recruiting, come si collega la valutazione dell’energia di un candidato? È utile per capire se una persona è costruttiva o distruttiva?

Sicuramente, ma è fondamentale tenere a mente che l’energia non è un destino. Le persone non sono mai interamente costruttive o distruttive e soprattutto “non sono fatte così”, cioè non sono costrette a essere come sono, è sempre una scelta, che possono modificare. Nel recruiting, valutare l’energia significa identificare segnali che rivelano attitudini importanti, come la propensione alla logica binaria, che noi di Leadagious cerchiamo di superare.

Se un candidato ragiona sempre in termini di giusto e sbagliato, senza considerare mai le sfumature, potrebbe avere difficoltà ad affrontare situazioni complesse. Un altro segnale critico è la tendenza a esprimere giudizi netti. Valutare senza giudicare è una competenza fondamentale per una leadership consapevole.

In che modo percepisci il cambiamento nella visione della leadership tradizionale? Le persone sono pronte ad abbandonare un modello autoritario e rigido?

C’è sicuramente un interesse crescente verso nuove forme di leadership, ma il cambiamento è lento. Si parla di leadership gentile, democratica o cooperativa, ma questi approcci non ripensano l’idea stessa di leadership, non la ridefiniscono come fa invece l’Energy Leadership™. Per noi di Leadagious non si tratta tanto di “ammorbidire” i comportamenti autoritari quanto di sviluppare consapevolezza e responsabilità.

Le persone associano la leadership al ruolo e al potere che ne deriva, ma il vero cambiamento avviene quando si capisce che la leadership non ha a che fare con questo ma con l’impatto che generiamo. Questo impatto è una nostra responsabilità: possiamo scegliere di essere il dirigente che spegne i sorrisi in una riunione o quello che li accende. Questo però vale per tutti, non solo per il dirigente, indipendentemente dal ruolo.

Per concludere, cos’è per te un good job, un lavoro ben fatto?

Un lavoro ben fatto è quello in cui tutti hanno a cuore il risultato, ma senza farsene ossessionare. È un percorso in cui ogni fase viene vissuta con entusiasmo, curiosità e spirito di apprendimento. Per noi di Leadagious il successo non è solo raggiungere l’obiettivo ma stare nel processo divertendosi, arricchendosi e crescendo insieme.

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