Logos e impresa / 1: come la filosofia aiuta il business

Ancora oggi, la filosofia è vittima di numerosi bias cognitivi, che la vedono ridotta a una serie di domande astratte senza un’applicazione immediata e tangibile. A ciò hanno contribuito secoli di autoreferenzialità accademica, che hanno confinato la pratica filosofica in un ambito teorico e distante dal quotidiano. Qualche pregiudizio era già diffuso persino ai tempi di Talete, uno dei sette sapienti della cultura greca antica. Quando gli venne detto che la filosofia era inutile, Talete decise di confutare questa tesi. Appassionato di astronomia, un inverno riuscì a prevedere, osservando gli astri, un’abbondante raccolta di olive. Affittò con anticipo e a basso prezzo tutti i frantoi della zona e, giunta la stagione del raccolto, si arricchì notevolmente grazie a questo monopolio, dimostrando come la filosofia potesse tradursi in successo economico.

L’aneddoto su Talete testimonia ante litteram il valore che può derivare dalla commistione di discipline diverse, superando le barriere tra fare impresa e sapere filosofico. A questo scopo, il dipartimento di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele ha istituito la “Philosophy & Business Unit” (PBU), che promuove una nuova cultura delle organizzazioni per raggiungere obiettivi non solo economici ma anche etico-sociali.

Uno dei “Dialoghi tra Filosofia, Economia e Società” – parte del ciclo di incontri online indetti dalla PBU – è stato dedicato al ruolo del Logos dell’organizzazione, prendendo le mosse dall’omonimo libro di Andrea Cardillo e Paolo Cervari, che, in prima persona, durante il convegno, hanno dato voce alla loro visione e narrazione.

Nello scenario attuale, le direttive principali che guidano la trasformazione delle aziende sono la transizione ecologica e l’innovazione digitale. Questo percorso, costellato di sfide e cambiamenti, è intriso di complessità, in particolare a livello decisionale. Assumere decisioni che non riguardano solo il business, ma anche gli impatti etici, sociali e ambientali richiede di riflettere su temi come il giusto, l’utile, il vero. In definitiva, è un compito molto affine a quello dei filosofi. Secondo gli autori del libro, ogni impresa ha una sua filosofia implicita, costituita da una serie di logoi, ovvero di assunti profondi alla base della propria cultura organizzativa, spesso stratificati nel tempo e inespressi.

Adottare un approccio filosofico aiuta a sviluppare sia una capacità critica di autoriflessione, necessaria per riconoscere questi logoi, sia la competenza linguistica per chiarirli e renderli espliciti. Il passaggio dall’elaborazione razionale alla formulazione riflette appieno due dei principali significati del termine greco logos: ragione e parola. Il linguaggio svolge un ruolo cruciale perché definire in modo chiaro questi logoi consente di sistematizzarli e verificarne la coerenza interna e con gli altri assetti organizzativi. Inoltre, favorisce un dialogo collettivo, a cui ciascuno partecipa e contribuisce attivamente, connettendosi con il proprio senso di responsabilità. Ciò assume una grande rilevanza quando si considera il purpose, ossia lo scopo ultimo di un’impresa che, come una stella polare, ispira e guida le sue azioni e decisioni. Senza un purpose chiaro e condiviso dentro l’organizzazione, qualsiasi processo trasformativo rischia di fallire. La compiutezza dell’innovazione tecnologica si misura con l’adozione effettiva delle nuove soluzioni, che comporta un cambiamento organizzativo e culturale verso un obiettivo comune in cui tutti devono riconoscersi e sentirsi coinvolti.

Il purpose è uno dei temi chiave esplorati dagli autori insieme a felicità, tecnologia, comunicazione e responsabilità. Nella trattazione, Cardillo e Cervari adottano una prospettiva che declina la filosofia nella prassi. La concezione della filosofia come disciplina pratica, capace di orientare i comportamenti, non è frutto di una rilettura moderna: le antiche scuole filosofiche erano, di fatto, luoghi in cui si apprendeva a vivere in società. In altri termini, esse offrivano vere e proprie filosofie organizzative, come quelle di cui hanno bisogno le imprese oggi. In quest’ottica, per ciascun tema del libro vengono illustrate le teorie filosofiche con cui questi argomenti sono stati affrontati nel corso della storia. Ogni teoria è trasposta in canvas e tabelle che fungono da guida filosofico-pratica per CEO, manager, HR, coach e consulenti. La traduzione del pensiero filosofico in metodologie e processi organizzativi mette in evidenza come concezioni antiche siano ancora del tutto vigenti, seppur in modo inconsapevole.

Considerando la felicità, l’applicazione in azienda di una dottrina edonista, secondo cui il piacere è il fine ultimo della vita umana, comporterebbe un orientamento ad obiettivi di breve e medio periodo, con politiche di “soddisfazione del bisogno immediato”, caratterizzate da variabili e bonus elevati per motivare i dipendenti a raggiungere target sfidanti. Al contrario, se un’impresa abbracciasse la filosofia di felicità come virtù, adotterebbe una visione di lungo termine con percorsi di carriera chiari e piani di sviluppo delle competenze.

Anche alla tecnologia possono essere accostati diversi logoi (discorsi) filosofici che la concepiscono come:

  • strumento da utilizzare al bisogno per un dato scopo;
  • abilitatore di sviluppo sociale;
  • espressione creativa, tipicamente umana e affine all’arte.

A seconda del logos utilizzato, si potrebbero avere rispettivamente:

  • un’azienda che utilizza la tecnologia per sviluppare specifiche soluzioni di business in base alle esigenze di mercato;
  • un’organizzazione che adotta un approccio sistemico, coinvolgendo attivamente tutti i dipendenti nel processo di innovazione tramite formazione e piani di comunicazione e ingaggio;
  • un’impresa che sfrutta strumenti tecnologici come amplificatori del pensiero strategico-creativo umano, ad esempio con suite avanzate di tool alimentati da Intelligenza Artificiale per efficientare e potenziare la progettazione grafica e l’editing video.

Questi esempi dimostrano come la filosofia possa fornire nuovi punti di vista sul mondo e collegare saperi diversi, creando connessioni originali e di valore. Adottare una postura filosofica nella propria vita professionale e non solo significa mettere in discussione, con spirito critico, concetti spesso dati per scontati, avviando un dialogo proficuo, rispettoso e accogliente. Tale approccio aiuta a contrastare l’omologazione e l’appiattimento tipici delle organizzazioni piramidali e talvolta della società stessa, riportando il focus sul primo motore dell’innovazione, le nostre idee, e sul ruolo dei nuovi leader come filosofi pratici.

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