L'urgenza della formazione per nutrire il talento
Il 2023 è l’anno delle competenze. Il motivo è chiaro: nel prossimo decennio oltre 1 miliardo di posti di lavoro saranno radicalmente diversi rispetto a ciò che sono oggi e il 43% delle attività verrà automatizzata. Mai come in questo periodo, la formazione è centrale per rispondere ai nuovi bisogni del mercato del lavoro. E lo è, ancora di più, per far crescere il talento. Ciò vuol dire garantire alle persone occasioni di crescita e sviluppo, nutrire la loro naturale predisposizione all’avanzamento, sfidarle con nuove opportunità che mettano al centro le competenze acquisite e quelle ancora da acquisire.
Facile a dirsi, molto più difficile a farsi. Il 75% delle aziende non riesce a intercettare personale qualificato (Fonte: ManpowerGroup Employment Outlook Survey), 4 adulti su 10 non hanno le competenze digitali di base (Fonte: Indice dell’economia e della società digitale) e, in Italia, solo il 24% del capitale umano è impegnato in percorsi di formazione continua (Fonte: OCSE). Come mai? Spesso manca il tempo, mancano le risorse e, più di tutto, manca la visione rispetto a quale sia il valore della formazione continua.
Una ricerca della piattaforma di microlearning MobieTrain condotta su 650 dipendenti europei, dimostra che per il 57% degli intervistati la formazione così come viene erogata non è efficace, tanto che il 58% non riesce ad applicare concretamente sul lavoro ciò che ha appreso durante le sessioni di training. Tra i rispondenti italiani, il 27% dichiara addirittura di non possedere le competenze necessarie per svolgere al meglio le proprie mansioni e il 37% non si sente soddisfatto degli investimenti fatti dalla sua azienda nello sviluppo professionale delle risorse.
Ci si forma in pausa pranzo, in bus o in treno
C’è di più: l’Osservatorio permanente della tech company specializzata in autoformazione, OfCourseMe, rivela che su mezzo milione di lifelong learner mappati in Italia, la maggior parte dedica alla formazione solo i ritagli di tempo come la pausa pranzo o il tragitto casa lavoro. L’apprendimento, dunque, non è più visto come un evento separato dal resto delle attività. Ogni momento di vita può essere un’occasione per formarsi: ascoltare un podcast, guardare un Ted Taks, leggere un articolo. La maggiore facilità di accesso ai contenuti formativi (in alcuni casi anche gratuiti) sta cambiando il modo in cui impariamo e cresciamo.
Questo, da un lato, dimostra l’interesse delle persone alla crescita, visto che dedicano anche momenti personali allo sviluppo di nuove competenze, ma dall’altro, dovrebbe spingere le organizzazioni ad alzare l’asticella dell’offerta formativa aziendale. Servono modelli nuovi, più agevoli, coinvolgenti ed efficaci. Modelli capaci di coniugare le esigenze delle imprese e gli interessi delle persone. Qui il ruolo del management è cruciale: solo chi conosce a fondo le aspirazioni di carriera e gli obiettivi di crescita professionale delle proprie persone, può strutturare un’offerta allineata alle aspettative.
Attenzione: garantire un percorso di formazione continua efficace è un beneficio che non riguarda solo i singoli individui. Secondo il World Economic Forum, fornire opportunità di apprendimento e sviluppo riducendo al minimo le lacune nelle competenze, può avere ritorni positivi per l’intera economia. Si stima infatti che gli investimenti nella riqualificazione e nell’aggiornamento della forza lavoro globale abbiano il potenziale per aumentare il Pil di 6,5 trilioni di dollari entro il 2030 e che investire in un’istruzione allineata alle richieste del mercato potrebbe aggiungere un’ulteriore quota di 2,54 trilioni di dollari. La rivoluzione delle competenze posizionerà, infatti, l’istruzione al centro della ripresa economica aggiornando i sistemi di insegnamento in modo da preparare efficacemente gli studenti e le studentesse di oggi per l’economia di domani.
L’approccio “skills first”
Non solo: le imprese avranno la possibilità di performare meglio con un capitale umano più pronto e di creare percorsi più solidi e continuativi con i talenti. Il Workplace Learning Report 2023 di LinkedIn avverte che la formazione è la leva primaria per ridurre il turnover volontario: per le nuove generazioni è una assoluta priorità in quanto riconosciuta come leva essenziale di crescita e sviluppo. Per questo, si parla sempre più diffusamente di approccio “skills first” facendo riferimento a un nuovo modo di gestire le persone che parte dalle competenze, più che dai titoli. Concentrarsi sulle competenze, significa democratizzare l’accesso alle migliori opportunità economiche, sviluppare un capitale umano altamente qualificato e inclusivo e un potenziale di prosperità migliore per tutti. Si stima che oltre 100 milioni di persone potrebbero beneficiare di un approccio “skills first”.
A questo, si aggiungono le opportunità di mobilità interna: formarsi vuol dire anche crescere all’interno della propria organizzazione, sperimentando nuovi ruoli e mettendosi alla prova con nuove competenze. Sempre secondo i dati di LinkedIn, quasi 9 candidati su 10 chiedono all’azienda un programma di sviluppo delle competenze, percorsi di carriera definiti e opportunità di avanzamento. Di conseguenza, il 75% delle persone che riceve una promozione tende a restare nella stessa azienda per almeno tre anni, così come il 62% delle lavoratrici e dei lavoratori che si spostano in nuove aree attraverso programmi di mobilità interna. Il semplice cambiamento di responsabilità all’interno di un team aumenta di oltre il 20% la probabilità di trattenere i dipendenti ad alto potenziale e i top performer.
Ora, qualcuno potrebbe chiedersi: ma in un mondo sempre più automatizzato siamo sicuri che servano ancora le competenze umane? Mai come adesso, sì. Una delle crisi più grandi degli ultimi temi come la pandemia, ha dimostrato quanto proprio gli esseri umani possano fare la differenza. Scienza e tecnologia sono sviluppate dall’ingegno umano e possono performare al meglio solo se guidate dalle persone. E a differenza delle macchine, le persone hanno bisogno di sentirsi coinvolte, apprezzate, stimolate. Hanno bisogno di crescere e di liberare il loro potenziale. Per questo, rinnovare le competenze è non solo un’esigenza, ma è una straordinaria occasione per tutti: per le persone, per le imprese e per le comunità.