Matteo Zaralli, la realtà virtuale per una formazione attiva e immersiva

Ha scritto un libro sulla realtà virtuale e l’intelligenza artificiale per le imprese, ma prima ancora ha fondato una startup che questi strumenti li applica all’universo della formazione, interpretata in chiave attiva e immersiva. Matteo Zaralli è il fondatore di Vrainers, un progetto innovativo che ha realizzato una piattaforma di e-learning app in realtà virtuale disponibile su Meta Quest Store.

«Sono partito da studi economici, poi, mentre lavoravo in azienda, c’è stato un momento di totale cambiamento – racconta Zaralli, in un dialogo con Silvia Pagliuca che si può rivedere sulla piattaforma di Phyd –. Quattro anni fa, a 24 anni di età, ho sentito che non era il percorso che avrei seguito negli anni successivi». È allora che dà vita a Vrainers, società che in un primo momento si occupa di virtual tour a 360 gradi. Al tempo stesso sceglie di tornare a studiare, e si iscrive a filosofia. «Uno dei percorsi più belli fatti, sia dal punto di vista umanistico che personale – spiega –, che mi ha consentito di completare le mie competenze tecnico-economiche con altre più riflessive».

Unire hard e soft: una scelta molto attuale, visti gli orientamenti di un mercato del lavoro sempre più alla ricerca di skills tecniche che sappiano però accompagnarsi da immaginazione e capacità di adattamento al cambiamento tecnologico continuo. Nel 2022 vince la borsa di studio Fulbright per il programma BEST in California, dove lavora anche con l’incubatore StartX a Palo Alto come Communications Fellow. Nasce da questo percorso di studi il saggio “Virtual Reality and Artificial Intelligence. Risks and Opportunities for Your Business” pubblicato nel 2024 da Routledge, che raccoglie studio ed esempi di innovazione legati alle tecnologie immersive.

Studio e impegno nell’impresa si fondono nella strada imboccata da Vrainers, che si trasforma in una piattaforma di e-learning basata sulla realtà virtuale. Per spiegare perché questo modello, che prevede l’utilizzo di visori VR ed è disponibile online su Meta Quest Store, ha una marcia in più, Zaralli ricorre alla teoria del “cono dell’apprendimento”. «Oggi siamo ancora in una fase in cui domina l’apprendimento passivo: ascoltare, leggere, guardare, sono azioni che non accendono la nostra mente. Usando questi strumenti, dopo due settimane si perde oltre il 50% delle informazioni, per esempio nel caso di un video-corso statico, in cui non è possibile interagire».

Gli ambienti immersivi lavorano invece su diverse caratteristiche della memoria, che può essere visiva, emotiva e associativa. «Con gli strumenti dell’apprendimento attivo, dal 70 al 90% delle informazioni rimangono – afferma Zaralli –. Qui entrano in gioco gli strumenti di simulazione. Quando pensiamo a qualcosa ce lo immaginiamo attraverso immagini mentali. Se abbiamo un impatto emotivo, una nozione rimane dopo molto tempo nei nostri ricordi. La memoria associativa è qualcosa ci ricorda un’emozione del passato, permettendoci di conservarla a lungo».

Il principio alla base è il learning by doing. Per esempio, le tecnologie VR permettono agli studenti di medicina di esercitarsi nelle simulazioni di operazioni chirurgiche, in ambienti 3D che ricostruiscono una sala operatoria virtuale. «Un altro esempio è il simulatore public speaking – spiega il fondatore di Vrainers –. La difficoltà qui è simulare l’impatto emotivo causato dal parlare di fronte a una platea ampia, che non si può riprodurre con simulazioni “casalinghe”. La paura di parlare in pubblico deriva dal timore del giudizio altrui, ma anche di bloccarsi a causa dell’emotività stessa. La ripetizione ci aiuta a migliorare. Un’altra funzione è il generatore di pitch, che utilizzando lo stesso principio di ChatGPT consente di creare un breve testo sulla base di alcune informazioni base».

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