Nomadi digitali, il camper è sempre più amato. E in Italia arriva il permesso di soggiorno speciale

Il camper come nuovo ufficio? È una scelta sempre più frequente, secondo Assocamp, l’associazione nazionale di rivenditori e noleggiatori di veicoli per il turismo en plein air, tanto da spingere diversi produttori di camper, caravan e van a sviluppare veicoli studiati proprio per rispondere alle esigenze dei lavoratori da remoto. Un fenomeno che si inserisce nel filone della della “workation”, ovvero l’idea di inserire attività lavorative in un contesto di vacanza, per non privarsi della possibilità di viaggiare.

Alcune stime, citate nel Terzo Rapporto sul nomadismo digitale in Italia a cura dell’Associazione Nomadi Digitali, contano in Italia oltre 800 mila nomadi digitali, cioè persone che, potendo lavorare da remoto, scelgono di diventare abitanti temporanei di luoghi diversi dalla propria città di origine. Di questi, il 47% è formato da millennials, cioè persone di età compresa tra i 30 e i 39 anni. A livello globale, camper e van sono scelti dal 21% degli smart worker, secondo un’indagine di bluepillow, motore di ricerca globale di alloggi.

Il 21% sceglie camper o van

Già nel 2023 i nomadi digitali italiani, soggetti che potendo lavorare da remoto e che scelgono di diventare abitanti temporanei di luoghi diversi dalla propria città di origine, erano più di 800mila, di cui il 47% Millennials (tra i 30 e i 39 anni), secondo alcuni studi riportati nel Terzo Rapporto sul nomadismo digitale in Italia a cura dell’Associazione Nomadi Digitali. Tra i nuovi modi di pensare l’abitare vi sono anche camper e van scelti dal 21% degli smart worker nel mondo. A dirlo è un’indagine di bluepillow, motore di ricerca globale di alloggi.

A prescindere dal mezzo di trasporto utilizzato, l’Italia ha un grande potenziale di attrattività verso i nomadi digitali, ma è frenata da alcuni problemi tra cui la scarsa connettività. Un altro problema, che segnalavamo nell’estate del 2023, era costituito dai visti speciali per nomadi digitali, che risultavano ancora non attivati a causa della mancata approvazione di alcuni decreti attuativi.

Permesso di soggiorno per nomadi digitali: i requisiti

Il 4 aprile 2024 è arrivata la svolta, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto del 29 febbraio intitolato “Modalità e requisiti per l’ingresso ed il soggiorno dei cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea che svolgono un’attività lavorativa altamente qualificata attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici che consentono di lavorare da remoto”.

Grazie al decreto i cittadini di Paesi extra-Unione Europea potranno richiedere il visto di ingresso in Italia a patto di avere un reddito annuo pari ad almeno il «triplo del livello minimo previsto per l’esenzione dalla partecipazione alla spesa sanitaria», di disporre di «assicurazione sanitaria per cure mediche e ricovero ospedaliero valida per il territorio nazionale e per il periodo del soggiorno», di una «idonea documentazione relativa alle modalità di sistemazione alloggiativa». Inoltre dovranno dimostrare «un’esperienza pregressa di almeno sei mesi nell’ambito dell’attività lavorativa da svolgere come nomade digitale o lavoratore da remoto», e presentare un contratto di lavoro o collaborazione.

Il permesso di soggiorno, in cui sarà scritto «nomade digitale – lavoratore da remoto», è rilasciato per un periodo non superiore a un anno, rinnovabile annualmente.

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