Pnrr e gender gap: solo un progetto su tre rispetta gli obiettivi sull'occupazione femminile

Dal 2021, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è stato presentato come una grande opportunità per far ripartire l’Italia dopo la pandemia. Uno dei suoi obiettivi principali era ridurre i tre grandi divari del paese: di genere, generazionali e territoriali. Tuttavia, dalla ricerca “Statistiche e indicatori di genere per un PNRR più equo” realizzata dal think tank Period, emerge che, a tre anni dall’inizio e a meno di due dalla fine, il PNRR non ha raggiunto questi obiettivi.

In Italia, i problemi legati al lavoro femminile sono ben noti: oltre al basso tasso di occupazione e all’elevata disparità salariale, le donne incontrano maggiori difficoltà nel fare carriera e nell’accedere alla formazione STEM. Un dato preoccupante è la percentuale di donne costrette al part-time involontario, che, secondo la Relazione del Bilancio di genere del Ministero dell’Economia e delle Finanze, raggiunge una quota di circa il 60% contro una media UE del 21,6%. Questo si riflette direttamente sulla configurazione del tessuto imprenditoriale italiano, dove solo il 22% delle imprese è rappresentato da donne, con una maggiore presenza nel settore dei servizi rispetto all’industria.

Per questi motivi e per essere in linea con gli obiettivi dell’agenda 2030, il PNRR aveva stabilito che almeno il 30% delle persone assunte con i progetti finanziati dovevano essere donne e un altro 30% giovani. Tuttavia, sono state introdotte delle eccezioni che hanno permesso di non rispettare questi obiettivi in molti casi. Attualmente, queste quote sono state rispettate solo per 96.409 bandi di gara sui 219.638 pubblicati, circa il 33%.

Nonostante l’obiettivo di parità di genere, nel luglio 2021 il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha osservato che solo l’1,6% del totale dei progetti del PNRR (circa 3,1 miliardi di euro) era destinato a interventi specifici per le donne, concentrati principalmente nei settori dell’istruzione e dell’inclusione. Inoltre, solo il 18,5% (35,4 miliardi di euro) riguardava misure che potevano avere effetti positivi, anche indiretti, sulla riduzione del divario di genere. La stragrande maggioranza degli interventi del PNRR (77,9%, pari a 153 miliardi di euro) dipendeva, per il loro impatto sul gender gap, dai dettagli dell’attuazione. Inoltre, nel complesso il Piano coinvolge per quasi l’80% delle risorse i settori caratterizzati da una prevalenza di lavoratori uomini, mentre poco più del 18% è destinato a quelli in cui prevale la quota di forza lavoro femminile.

Le deroghe consentono di non rispettare le quote in specifiche circostanze, come nel caso di alcuni tipi di contratto, del mercato di riferimento, dell’importo del contratto o di altri fattori determinati dalla stazione appaltante. Questi possono rendere le clausole inapplicabili o in contrasto con obiettivi come universalità, socialità, efficienza, economicità e qualità del servizio, oltre all’ottimale impiego delle risorse pubbliche. È compito della stazione appaltante decidere se usare o meno l’eccezione e comunicare la decisione all’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), spiegando le motivazioni.

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