Quando il recruiter non fa centro: contano i tempi di selezione, le condizioni di lavoro e la retribuzione
Tempi di selezione molto lunghi, condizioni di lavoro irrinunciabili e retribuzioni inadeguate. Questi sono i principali motivi che spingono i lavoratori a non accettare una nuova offerta dai recruiter delle aziende. In un’indagine condotta da Adecco, società specializzata nella ricerca e selezione del personale, sono state indagate le ragioni che spingono i lavoratori a fare marcia indietro di fronte a una nuova proposta di lavoro.
Il cambiamento professionale resta un momento delicato per i lavoratori, che valutano una serie di fattori prima di compiere la propria scelta. Oltre alla crescita retributiva, tra le priorità emerge anche una maggiore propensione verso un impiego che favorisce la flessibilità oraria e l’equilibrio tra vita personale e lavorativa.
Osservando i dati, la principale causa di rifiuto espressa dal 36,7% dei candidati riguarda le “aspettative disattese”: smart working, benefit aziendali, incentivi e possibilità di crescita professionale sono elementi imprescindibili per chi considera un cambiamento. Senza la proposta di queste agevolazioni, molti preferiscono declinare l’offerta.
Un altro fattore determinante è rappresentato dalla lunghezza del processo di selezione. Per il 30,38% dei candidati, i tempi troppo lunghi diventano un motivo di rifiuto, complice anche l’aver ricevuto un’altra proposta più interessante in tempi rapidi. Inoltre, il 28,69% accetta una controproposta dal proprio datore di lavoro attuale, che spesso non è solo economica ma anche legata a miglioramenti delle condizioni lavorative.
Considerevole per i partecipanti dell’indagine anche la paura del cambiamento, confermata dal 21,52% dei lavoratori. Questi ultimi, per evitare l’ansia legata all’incertezza di un nuovo ambiente lavorativo, a volte preferiscono rimanere in un contesto conosciuto, anche a costo di rinunciare a offerte più vantaggiose. Al contrario, solo il 10,55% rifiuta un’offerta per motivi puramente economici, ossia quando il pacchetto retributivo proposto è uguale o inferiore a quello attuale. In questi casi, quando l’aspetto retributivo diventa centrale, i candidati si aspettano un incremento economico pari o superiore al 20%.
Anche la percezione dell’azienda gioca un ruolo significativo nella decisione. L’8,65% dei candidati ha declinato un’offerta, sebbene fosse conveniente, a causa di una valutazione negativa dell’azienda o dei suoi referenti, spesso maturata durante il processo di selezione o basata su referenze raccolte da terzi.
Massimiliano Medri, Managing Director di Adecco Italia, ha commentato: «I dati dell’indagine confermano come i lavoratori italiani oggi abbiano aspettative ben precise e non siano disposti a scendere a compromessi su aspetti cruciali per il loro benessere lavorativo e personale. Questi aspetti diventano sempre più cruciali anche per le aziende che dovranno tenerne sempre più conto in ottica di attrarre nuovi talenti».