Questione di feedback: intervista ad Angelica Brasacchio

Il lavoro e l’identità. Un legame così forte, a volte, che può portare a dei traumi, frutto della paura di essere valutati, giudicati negativamente in quanto persone a causa di performance in ambito professionale. Specialmente quando non ci si apre agli altri, non si ha l’abitudine al confronto – al feedback per usare un termine inglese –, le conseguenze possono peggiorare nettamente la qualità della vita delle persone. È attorno a questi nodi che ha sviluppato la sua specializzazione Angelica Brasacchio, HR manager e psicoterapeuta. «Vengo dal mondo psicologico e sperimentale – racconta –, mi sono sempre occupata di neuroscienze, poi crescendo mi sono appassionata al mondo del lavoro da una particolare angolatura: far sì che le persone stiano bene, conoscendole anche dal punto di vista emotivo e strutturale, neuropsicologico».

Nata e cresciuta in provincia di Crotone, gli studi a Firenze, poi il trasferimento a Milano per uno stage e un periodo di ricerca all’Ospedale San Raffaele. È lì che Brasacchio si rende conto di quanto le persone fossero centrate sul lavoro, e come da questo aspetto della loro vita dipendesse gran parte della loro identità e del loro benessere. «Dopo il Covid è diventato per me molto più chiaro quanto le persone facessero fatica a comunicare e a connettersi – racconta –. Una volta rientrate in ufficio dopo il lockdown, restavano chiuse nei propri spazi, in solitudine. Questa osservazione ha fatto maturare in me un’idea per avvicinare le persone utilizzando uno strumento digitale. Nasce così, grazie alla  collaborazione del partner e Co-Founder Giuseppe Iemma, ingegnere informatico, BadgeApp, un’applicazione nata per mettere in connessione le persone in azienda».

Ma che cosa si intende con “cultura del feedback”? «Significa vincere la paura di esporsi e di essere valutati, perché ogni valutazione è necessariamente vista come negativa e mai come opportunità – afferma l’HR e psicoterapeuta –. È difficile scardinare questa paura, che genera ansia, istinto protettivo di fronte a un pericolo». Una paura che per Brasacchio «è molto italiana. All’estero, in molti casi, ci sono dinamiche più dirette, ma è più accettato il fatto che il commento relativo al lavoro venga inserito solo in quella cornice lavorativa. In Italia invece è più frequente che una critica si traduca, nella percezione di chi la riceve, in un fallimento».

Questa cultura diffusa ha conseguenze a cascata anche sul rapporto verso i giovani. «La formazione degli stagisti, in azienda o ospedale, è molto difficile, perché c’è una sorta di protezione del proprio sapere da parte di chi lavora da più tempo – spiega Angelica Brasacchio –. A volte noto una forma di gelosia da parte di chi, dopo aver ottenuto una posizione con molta fatica, vuole che gli altri vivano la stessa sofferenza».

BadgeApp nasce per rispondere a due bisogni. Il primo è conoscere le persone con cui si lavora, riconoscendo le loro competenze – sia hard che soft – e cercando chi può aiutare a risolvere un problema. Creare insomma un ambiente collaborativo. «Un motivo importante per cui le persone non cambiano lavoro è il rapporto instaurato con i colleghi e le colleghe, e viceversa un importante motivo che spinge a cambiare azienda è un rapporto mai nato e magari anche tossico» dice l’HR e psicoterapeuta. Il secondo è supportare le persone nella crescita professionale grazie allo scambio di feedback, che viene legato a una prestazione lavorativa e non a un giudizio sulla persona. C’è possibilità di chiedere un feedback all’interno della piattaforma. «Tutto ciò crea mappatura delle competenze che è molto utile a un HR – conclude Brasacchio – che può programmare sessioni di formazione nelle aree più richieste, o giornate di team building per favorire l’affiatamento nei team».

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