Rappporto Almalaurea: cresce la mobilità degli studenti del Sud, per le donne più dura trovare lavoro

Cresce la mobilità degli studenti del Sud che scelgono di iscriversi alle università del Centro o del Nord dopo la maturità, permane il gap tra uomini e donne dopo la laurea, con le seconde che fanno più fatica a trovare un posto di lavoro, scende il valore reale dei salari dei neolaureati a causa dell’inflazione. In tre flash, è la sintesi del 25esimo Rapporto Almalaurea sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati, presentato il 12 luglio dalla direttrice del Consorzio Almalaurea Marina Timoteo all’Università degli Studi di Palermo, nell’ambito del convegno Mobilità territoriale dei laureati: quale sostenibilità?, organizzato con il Ministero dell’Università e della Ricerca e con il patrocinio della CRUI – Conferenza dei Rettori delle Università Italiane.

Il Rapporto prende in considerazione un campione di chi si è laureato nel 2022 negli atenei italiani. Continuano a manifestarsi alcuni effetti dell’emergenza pandemica: sono diminuite ulteriormente le esperienze di studio all’estero e la fruizione di alcune strutture universitarie (postazioni informatiche, laboratori, biblioteche e sale studio).

Migliorano le performance universitarie: una maggiore regolarità dei percorsi di studio (il 62,5% degli intervistati ha concluso il percorso universitario nei tempi previsti dagli ordinamenti), un’età alla laurea sempre più bassa (25,6 anni) e voti di laurea più elevati (in media, 104,0 su 110).

L’emigrazione dal Mezzogiorno e gli stranieri in lieve aumento

Dal confronto tra la ripartizione geografica di conseguimento del diploma e quella della laurea, emerge che il 18,1% dei laureati del 2022 ha sperimentato un cambio di ripartizione territoriale per motivi di studio, che continua a svilupparsi lungo la direttrice Sud-Nord: il 28,6% (dato in crescita rispetto al 2013, quando era il 23,2%) di chi ha conseguito il diploma al Mezzogiorno ha scelto un ateneo di una ripartizione geografica diversa. È il 13,9% tra i laureati diplomati al Centro e il 3,6% tra quelli del Nord.

Tra i laureati del 2022, i cittadini stranieri con un diploma conseguito all’estero (verosimilmente la fascia di popolazione che si è trasferita in Italia al momento della scelta universitaria) si attestano al 2,7%, quota in lieve aumento negli ultimi anni (era il 2,1% nel 2012). Questi laureati sono relativamente più rappresentati nei percorsi di architettura e ingegneria civile (7,3%) e informatica e tecnologie ICT (4,5%). Lo Stato più rappresentato è la Cina con il 9,8%; seguono l’India (8,1%) e l’Iran (7,6%).

Le aspettative verso il lavoro

Negli ultimi anni cambiano le aspettative nei confronti del mondo del lavoro e delle modalità in cui svolgerlo, con una decisa ricerca di un maggiore work-life balance testimoniata dall’aumentata disponibilità a lavorare in smart working (40,5% nel 2022) e da un incremento dell’importanza attribuita a tempo libero, flessibilità dell’orario, autonomia. I laureati 2022 dichiarano maggiormente rilevanti nel lavoro futuro i seguenti aspetti: acquisizione di professionalità (78,1%), stabilità del posto di lavoro (71,7%), possibilità di carriera (70,4%) e di guadagno (68,3%), indipendenza o autonomia (63,1%).

Più opportunità ma calano gli stipendi

Nel 2022 migliora ancora la capacità di assorbimento del mercato del lavoro arrestata temporaneamente dall’avvento della pandemia. I tassi occupazionali tra i laureati di primo e di secondo livello sono rispettivamente il 75,4% e il 77,1% a un anno dal conseguimento del titolo, il 92,1% e 88,7% a cinque anni.

Rilevanti per l’ingresso nel mondo del lavoro risultano le esperienze maturate durante gli studi. In particolare, a parità di condizioni, i soggiorni di studio all’estero riconosciuti dal corso di laurea (svolti dall’8,3% dei laureati 2022, con una soddisfazione al 95%) alzano del 12,3% la probabilità di trovare lavoro, mentre i tirocini curriculari (svolti dal 59,4% dei laureati 2022 e in aumento nell’ultimo anno) offrono il 4,3% di probabilità in più di avere un’occupazione a un anno dal titolo.

Per tutti i collettivi esaminati, nel 2022 le retribuzioni mensili nette sono risultate in calo in termini reali, cioè se si tiene conto del potere d’acquisto mutato dagli elevati livelli di inflazione.

Gender gap

Persistono differenze di genere nei livelli occupazionali e retributivi, secondo il Rapporto di Almalaurea. A parità di condizioni, a un anno dal titolo i laureati hanno l’11,7% di probabilità in più di essere occupati rispetto alle laureate. Inoltre, a parità di altre condizioni, percepiscono in media 70 euro netti in più al mese rispetto alle donne. Le donne, che pure restano complessivamente in maggioranza (59,7%), diminuiscono nel passaggio dal primo al secondo livello di studi universitari e, ancora di più, nel passaggio al dottorato, nel quale rappresentano il 49,1%.

Mobilità per motivi di lavoro

Dal confronto tra la ripartizione geografica di residenza e quella di lavoro, emerge che nel 2022, complessivamente, la mobilità per motivi di lavoro riguarda il 15,8% dei laureati di primo livello e il 27,0% di quelli di secondo livello occupati a un anno dal conseguimento del titolo. La mobilità per lavoro riguarda soprattutto i residenti nel Mezzogiorno (33,3% per i laureati di primo livello e 47,5% per quelli di secondo livello), mentre è decisamente più contenuta per i residenti al Nord (4,5% e 6,1%, rispettivamente).

Il campione

Il Rapporto 2023 sul Profilo dei Laureati di 77 atenei si basa su una rilevazione che coinvolge oltre 281mila laureati del 2022 e restituisce un’approfondita fotografia delle loro principali caratteristiche. Il Rapporto 2023 sulla Condizione occupazionale dei Laureati di 78 atenei ha coinvolto circa 670mila laureati, analizzando i risultati raggiunti nel 2022 nel mercato del lavoro da chi si è laureato da uno, tre e cinque anni. Completa il Rapporto 2023 il Focus sulla Mobilità territoriale, che offre un quadro sugli spostamenti dei laureati per motivi di studio e di lavoro.

Una sintesi del Rapporto si può scaricare qui.

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