
Stefano Ghidini e la trasformazione digitale in classe: le nuove frontiere dell’apprendimento X.0
DigiLogos ha il piacere di ospitare Stefano Ghidini, fondatore di C2 Group ed Edu Group, realtà che hanno ridefinito il panorama dell’educazione digitale in Italia. C2 Group si è affermata come leader nazionale nella consulenza e fornitura di dispositivi informatici, soluzioni tecnologiche integrate, arredi e ambienti di apprendimento innovativi per scuole e pubblica amministrazione. Il gruppo, forte di un’esperienza di 25 anni sul campo, serve oggi quasi il 25% delle scuole italiane attraverso un team di 80 professionisti, di cui 65 con specializzazione verticale nel settore education.
Nel corso del tempo, Ghidini ha costruito un network strategico di partnership di alto profilo: dalle collaborazioni con brand tecnologici all’avanguardia come Google for Education, alle relazioni con prestigiosi enti di ricerca per l’innovazione scolastica, tra cui Indire a livello nazionale e European Schoolnet – la rete dei ministeri europei dell’istruzione con sede a Bruxelles – sul piano internazionale. La mission aziendale si concretizza in un modello di business distinto per le due società: mentre C2 Group si concentra sulle trattative dirette con gli istituti scolastici, Edu Group opera come distributore di riferimento per i rivenditori nazionali di prodotti e soluzioni education. Questa separazione strategica delle attività permette di presidiare l’intera catena del valore, anticipando e interpretando le esigenze di un mercato in profondo cambiamento.
In base alla sua esperienza che unisce mondo della formazione e settore tecnologico, quali sono le competenze cruciali per il futuro professionale dei giovani e come possono le scuole innovare la propria didattica per contribuire concretamente alla costruzione di queste skill, colmando il gap tra formazione tradizionale e le richieste di un mercato sempre più digitale?
Il nostro approccio all’innovazione scolastica va oltre la semplice introduzione di strumenti digitali: accompagniamo gli istituti in ogni fase, dalla progettazione iniziale all’implementazione concreta. Supportiamo le scuole nell’identificazione degli obiettivi di cambiamento, nell’accesso a opportunità di finanziamento nazionali ed europee, nella selezione con i produttori delle soluzioni tecnologiche più adatte e nella loro adozione attraverso installazione e formazione ai docenti. Grazie agli ingenti investimenti – 2 miliardi di euro sono stati spesi solo nell’ultimo anno, rispetto a un passato con appena 5 scuole pilota – migliaia di classi sono oggi dotate di tablet, notebook e dispositivi digitali, ma esiste un divario evidente tra la disponibilità tecnologica e il suo utilizzo effettivo a scopi didattici.
La vera sfida è culturale. Molti genitori percepiscono ancora la tecnologia come una fonte di distrazione anziché come un’opportunità di apprendimento, mentre tra i docenti prevale una resistenza al cambiamento, legata alla percezione di perdita del controllo.
Questo scenario complesso, tuttavia, rappresenta un’occasione unica: il settore, ancora poco presidiato, è un mercato di nicchia che offre ampi margini di crescita. La chiave del successo sta nel colmare il gap tra l’accesso alla tecnologia e la sua integrazione nei processi educativi, trasformando gli strumenti digitali in alleati concreti per una didattica innovativa e inclusiva. Definito meglio il perimetro in cui ci muoviamo, a mio avviso, le competenze essenziali per i giovani, in uno scenario iper-veloce e imprevedibile, sono le soft skill: capacità di imparare, collaborazione e leadership. Accanto a una base di cultura nozionistica, è essenziale promuovere competenze trasversali che li preparino ad affrontare un mercato del lavoro in continua trasformazione.
Scuole e insegnanti giocano un ruolo cruciale nel trasmettere ai ragazzi valori come fiducia, autonomia, autostima e credibilità, permettendo loro di affrontare con creatività e soddisfazione i compiti assegnati. In questo percorso, l’obiettivo non è limitarsi a un apprendimento mnemonico o a pura teoria: è necessario orientare i ragazzi nella rielaborazione critica e personale dei concetti, incoraggiandoli a creare collegamenti spazio-temporali, presentare argomenti con efficacia e raccontare storie che emozionino e coinvolgano, con il supporto degli strumenti multimediali. Attualmente, sono disponibili significativi finanziamenti per la formazione dei docenti. Tuttavia, spesso i corsi si concentrano su metodologie didattiche per rendere le lezioni più accattivanti e digitali, trascurando il know-how tecnico necessario per padroneggiare gli strumenti informatici e fornire istruzioni precise agli studenti. Questa lacuna, unita all’assenza di linee guida nazionali condivise, limita l’effettiva trasformazione digitale nelle scuole. Esempi virtuosi dimostrano che un approccio strutturato può fare la differenza: alcune scuole altamente digitalizzate dedicano la prima settimana del primo anno scolastico a formare gli studenti sull’uso di software e applicazioni. Così facendo, si assicura un pieno utilizzo degli strumenti tecnologici per gli anni successivi, senza continue interruzioni delle lezioni.
Quali sono le tecnologie e gli strumenti digitali emergenti che, a suo avviso, avranno maggior impatto sulla formazione nei prossimi anni? Come si potranno combinare in modo efficace formazione digitale e analogica?
Le tecnologie digitali emergenti stanno trasformando il panorama educativo, ma, per garantire un impatto reale, è necessario andare oltre le sperimentazioni superficiali. L’effetto “wow” di strumenti come le realtà immersive spesso non si traduce in benefici concreti per le scuole, soprattutto se mancano solide basi di utilizzo. Per i prossimi 5-7 anni, si prospetta una grande strategia di cambiamento in questo ambito legata al percorso di trasformazione delle scuole. Un esempio è l’adozione della formula 4+2, che combina quattro anni di cultura generale con due anni di specializzazione, facilitando l’ingresso nel mondo del lavoro. Nato per gli istituti tecnici, questo approccio si sta gradualmente estendendo anche ai licei scientifici e, in via sperimentale, ad alcuni licei classici. Sul fronte tecnologico, la piattaforma di Google domina attualmente la didattica digitale nelle scuole italiane, coprendo circa l’80% delle attività educative, mentre Office di Microsoft è più presente nella gestione amministrativa delle segreterie. Accanto a Google, gli insegnanti utilizzano a libera scelta diverse App per mantenere l’attenzione degli studenti o gestire test. Questo principio di autonomia didattica unito all’assenza di linee guida comuni crea una frammentazione che contrasta con la standardizzazione vigente in altri Paesi, dove sono adottate soluzioni educative uniformi con software e hardware condivisi su scala nazionale.
Un’altra barriera da superare è di natura culturale. In Italia, molti docenti vedono il suggerimento di strumenti didattici da parte dei fornitori come un’invasione del proprio ambito di competenza. A questo si aggiunge spesso una scarsa collaborazione interna tra insegnanti stessi, alimentata dalla paura del giudizio.
In contesti più avanzati, come il MIT di Boston o le scuole di Singapore, prevale un approccio aperto e collaborativo: le classi hanno pareti di vetro per promuovere la trasparenza e il confronto, mentre in Italia si tende a “chiudere la porta” dell’aula. La scuola italiana è ancora dominata dalla didattica analogica, con l’obbligo di dotazione dei libri di testo, un evidente retaggio culturale del passato. Sebbene i grandi monitor diffusi nelle aule offrano nuove opportunità per arricchire le lezioni di approfondimenti e contenuti multimediali, spesso vengono usati come semplici schermi per la visione di video, ricalcando un modello passivo simile a quello della televisione. La transizione al digitale sta iniziando a prendere piede in alcuni indirizzi scolastici specifici, dove si sperimenta il metodo della lezione invertita: gli studenti vengono invitati a preparare elaborati o a partecipare a dibattiti su contenuti affrontati a casa. Nonostante questo progresso, il tempo dedicato a tali attività rappresenta ancora una minima parte del totale delle ore di lezione.
Quali sono gli ostacoli più frequenti che si incontrano nel dialogo tra mondo dell’istruzione e realtà aziendale? Quali opportunità offre la digitalizzazione per rendere più efficace questa collaborazione e preparare meglio i giovani al mondo lavorativo?
L’evoluzione della didattica digitale è ancora incompleta, con ampie aree di miglioramento e sfide da affrontare. Oltre alla mancanza di una strategia unitaria e alle barriere culturali, le decisioni centrali che impattano su oltre 8.000 scuole spesso non riescono a definire obiettivi chiari né a spiegare le finalità, ignorando le specificità e le dinamiche del mondo edutech. Le scadenze fissate sono in molti casi irrealistiche e la scarsa comunicazione tra i ministeri genera disorganizzazione nella filiera educativa. Inoltre, non esiste una formazione adeguata per le segreterie scolastiche, che non sono consapevoli di come partecipare ai bandi o effettuare gli ordini.
La formazione agli insegnanti sta progredendo, con hackathon, laboratori pratici e workshop interattivi, ma queste pratiche raramente vengono trasferite agli studenti, a causa della pressione sui docenti di rispettare i programmi ministeriali. Un altro limite riguarda l’accessibilità agli strumenti digitali: i computer non sono personali, ma di proprietà della scuola, e gli studenti devono chiedere il permesso per utilizzarli, sotto la supervisione dei docenti, senza una metodologia strutturata per il loro utilizzo. Al contrario, per garantire un uso appropriato e responsabile dei dispositivi da parte dei ragazzi, servirebbero regole chiare e investimenti mirati non solo all’acquisto dei prodotti tecnologici ma anche delle licenze software per la sicurezza della navigazione (es. antivirus) e la privacy dei dati, in conformità con la normativa GDPR.
Nonostante i grandi numeri e un oceano di potenzialità da esplorare, il mercato edutech rimane di nicchia. Persino le multinazionali dedicano al loro interno un numero minimo di risorse a questo settore, lasciando spazio a pochi player, come noi, per guidare il cambiamento, e creare soluzioni educative su misura, fungendo da consulenti per i produttori. Ogni giorno reinventiamo il mercato, grazie al contatto diretto e all’ascolto continuo degli attori della scuola. È un impegno in cui crediamo fermamente e che portiamo avanti con passione e determinazione per rendere realtà la scuola del futuro.