Talent attraction: un terzo delle pmi italiane non trova i professionisti di cui ha bisogno
L’Osservatorio Adecco ha analizzato la situazione delle piccole e medie imprese italiane in tema di talent attraction, attraverso una ricerca che ha coinvolto 828 aziende, il 72% tra 0 e 49 dipendenti e il 28% tra 50 e 250. Di queste, quasi una su tre, il 32,4%, non riesce a rendersi abbastanza attrattiva rispetto alle grandi realtà. Con una crescente richiesta di competenze specialistiche e una forte centralità delle soft skills, per le imprese è fondamentale mettere in campo tecnologie, percorsi di formazione e soluzioni di welfare capaci di rendersi attrattive nei confronti delle figure ricercate.
Competenze e professioni: cosa cercano le pmi
Secondo l’indagine, per quasi la metà del campione analizzato tra le hard skills le competenze avanzate di produzione (42,6%) sono le più richieste dalle aziende, seguite da quelle informatiche e digitali (16,4%), commerciali (15,7%) e ingegneristiche (14,1%).
Particolare attenzione però è riservata anche alle soft skills, con una notevole richiesta di professionisti capaci di lavorare in team (31,8%) ed efficaci nel problem solving (27,1%). Infine la flessibilità, ricercata dal 20% delle aziende. Queste esigenze, in Italia, variano a seconda del territorio: al Nord, oltre il 30% delle imprese considera fondamentale la capacità di lavorare in squadra. Nel Sud, invece, le competenze di problem solving e comunicazione sono più ricercate, con oltre il 30% di rilevanza. La flessibilità è meno richiesta al Sud rispetto al Nord e al Centro Italia, attestandosi al 15%.
In merito alle professioni ricercate, il quadro delle hard skills si riflette anche nei profili più richiesti: a sorprendere è soprattutto la domanda di operai specializzati, specialmente nel Nord Italia, richiesti dal quasi 50% dei rispondenti. Seguono, con un notevole stacco, gli addetti alle vendite (16,8%) e gli esperti informatici (13,4%), di cui questi ultimi particolarmente al Sud.
Perché le piccole imprese non convincono
In un contesto competitivo molto ampio, con grandi player internazionali, per un’azienda di piccole dimensioni è molto difficile rendersi attrattiva nel mercato del lavoro. Alle stesse PMI è stato chiesto di indagare le cause principali di questo mismatch, con risultati attribuibili, direttamente o indirettamente, alle dimensioni aziendali e alle risorse accessibili. Il 32,4% delle PMI fatica ad attrarre talenti per via di percorsi di crescita meno attraenti rispetto alle grandi imprese. Il 21,3% è penalizzato dalla minore visibilità del brand, mentre il 18,8% è limitato da politiche di welfare meno strutturate.
Sul fronte delle iniziative in atto, l’attenzione è riservata al sistema di formazione. Il 33,3% del campione infatti sta adottando percorsi di apprendimento interni ed esterni all’azienda. Seguono poi i bonus economici in base agli obiettivi aziendali (25,1%) e, come punto dolente, un consistente 16,6% che non sta adottando nessuna soluzione per la retention dei propri dipendenti, segnale di una necessità di miglioramento per la competitività delle imprese. Chiudono la classifica le soluzioni di welfare aziendali, promosse solo dal 15,2%. La ripartizione di queste iniziative in questo caso si differenzia in base alla classe dimensionale: per le piccole imprese, vi è una maggiore propensione agli investimenti nella formazione (35%), mentre per le aziende di medie dimensioni è più frequente l’avvalersi di piani welfare più strutturati.
Esigenze generazionali
Restando sul welfare, l’indagine ha analizzato in profondità l’offerta a disposizione dei dipendenti, con dati fortemente sbilanciati in rapporto ad un’unica soluzione: quasi la metà delle imprese infatti concede flessibilità oraria ai propri dipendenti (44,7%). Altre soluzioni, ad eccezione dei congedi parentali extra (5,6%) che prevedono attività legate a Diversity, Equity & Inclusion (3,7%), supporto psicologico (3,5%), sport e corsi per il tempo libero (3,4%) e bonus asili nido (2,7%), non raggiungono nemmeno il 5%. A livello di dimensione aziendale, le imprese medium, in proporzione, si focalizzano maggiormente su attività relative alla DE&I, mentre le realtà Small, per circa il 40%, non mettono in atto alcuna attività di welfare.
Adecco ha infine indagato il rapporto tra esigenze e generazioni, per comprendere le differenze e le richieste dei dipendenti di tutte le età. Tra le generazioni più esigenti, a spiccare sono Millennials e Gen Z, rispettivamente al 20,7% e 19,5%. Per la metà del campione (51,3%), tuttavia, non sono state riscontrate particolari necessità in rapporto all’età.