Tempo di parlare chiaro: quando la comunicazione è per tutti
Nel V secolo a.C. il retore e filosofo Gorgia descrisse la parola come sovrana potente, dal corpo minuscolo e invisibile, ma capace di compiere imprese straordinarie. Questa definizione riecheggia ancora oggi in tutta la sua grande e lucida consapevolezza: è ormai chiaro come le parole non si limitino a descrivere il mondo, ma abbiano la capacità di agire su di esso, di plasmarlo, intrecciando aspetti della vita sia pubblica che privata. Ecco perché chi parla o scrive ha il dovere di farsi capire e di rendere la realtà trasparente e comprensibile: questo può fare la differenza nella vita di molte persone, a volte può persino salvarla.
Basti pensare alle situazioni di esclusione o di rischio che vivono tante categorie fragili (come giovani donne, migranti, individui a basso reddito/scolarizzazione) nell’ambito della gestione finanziaria, che spesso presenta un lessico oscuro, estraneo e distante: in questo caso, rimanere esclusi per una questione di linguaggio diventa un problema sia personale che sociale.
Il “DiParola Festival”, primo evento italiano dedicato al linguaggio chiaro, inclusivo e accessibile, nel settembre 2023 è stato l’occasione per numerosi esperti della comunicazione di esplorare le connessioni tra l’impegno per l’inclusione e l’accessibilità e l’utilizzo del “plain language” o linguaggio chiaro, a cui Daniele Fortis, linguista e dirigente dell’Ufficio per le Relazioni con il Pubblico di un’azienda socio-sanitaria, ha fornito un contributo fondamentale con il suo Quaderno “Plain language. Quando le istituzioni si fanno capire”. Partendo dal Quaderno di Fortis, esploriamo cos’è il linguaggio chiaro, in che modo è possibile metterlo in pratica e quali sono i principali limiti e benefici.
L’approccio “reader-based”
Il linguaggio chiaro è un processo che si articola in più fasi (progettazione, stesura, revisione dei contenuti) e non uno stile di scrittura. È la linea retta che costituisce la via di collegamento più breve tra due punti, che sono lo scrittore e il lettore: il suo scopo primario è quello di trasmettere informazioni in modo semplice ed efficace, perseguendo la massima comprensibilità possibile. Si tratta di un concetto “reader-based” ossia basato sul lettore, l’unico arbitro della chiarezza effettiva di un testo.
A livello storico, affonda le sue radici nel contesto americano e anglosassone dove, con anticipo rispetto al nostro Paese, inizia a diffondersi una sensibilità rispetto a determinati standard di leggibilità che devono essere garantiti in tutti quei linguaggi che terminano in “ese” (come il “legalese”, il “burocratese”). Tutte le forme della comunicazione sociale ed istituzionale che si rivolgono al grande pubblico costituiscono l’ambito naturale di utilizzo del “plain language”: in Italia i primi testi dedicati al linguaggio chiaro, come il Codice di Stile a cura dell’allora ministro della funzione pubblica Sabino Cassese (1993), contengono raccomandazioni proprio per rendere più semplici i testi amministrativi della pubblica amministrazione.
Le linee guida per scrivere in modo comprensibile
Per scrivere in modo chiaro e comprensibile, occorre seguire alcune linee guida:
- scegliere parole comuni e vicine all’uso, evitando o limitando al minimo i termini tecnico-specialistici che, quando impiegati, devono sempre essere spiegati;
- utilizzare una struttura logico-sintattica semplice che predilige la coordinazione, l’utilizzo della forma attiva, l’affermazione, il modo indicativo al congiuntivo e i verbi ai sostantivi corrispondenti;
- perseguire la brevità, organizzando e diluendo le informazioni, ad esempio tramite l’uso di paragrafi brevi, titoli, sottotitoli, didascalie, parole chiave, elenchi puntati, esempi;
- porre attenzione anche alla grafica, prevedendo spazi bianchi tra i blocchi di testo ed impostando font leggibili (come Times e Serif) e caratteri grandi (almeno 12).
Il primo grande nemico del “plain language” è il bias cognitivo secondo cui semplificare significa banalizzare e svilire. Altre critiche riguardano invece la poca eleganza stilistica, dovuta all’utilizzo di un registro linguistico basso o la scarsa precisione per la riduzione al minimo dei termini tecnici.
I benefici del comunicare facendosi capire
Tra i pro dello scrivere e parlare chiaro si annoverano invece numerosi benefici:
- sociali: chiarezza e comprensibilità consentono a tutti i cittadini di svolgere un ruolo attivo e critico nei confronti ad esempio delle istituzioni, senza escludere nessuno;
- economici, se il cittadino comprende come utilizzare un prodotto o servizio in autonomia, non necessita di supporto, con conseguente riduzione di costi e tempi di assistenza;
- legali: rispettare gli standard condivisi di accessibilità è un obbligo normativo;
- di marca: le aziende che si sforzano di parlare chiaro hanno un ritorno di immagine, che si traduce nella conquista della fiducia dei propri Clienti e nella costruzione di una relazione di lungo periodo.
Come affermò il regista Federico Fellini: “Un linguaggio diverso è una diversa visione della vita”.