Trigit, ponte tra i giovani freelance e le aziende
Gli ostacoli principali per i giovani freelance sono riuscire a trovare i contatti dei clienti, farsi conoscere, emergere e riuscire a realizzare dei progetti duraturi nel tempo. Trigit vuole offrire un’alternativa in questo mercato del lavoro che può risultare complesso, soprattutto agli inizi. È una piattaforma online che incrocia domanda e offerta di lavoro: un marketplace dove vengono venduti i servizi dei giovani (il limite di iscrizione è 40 anni) liberi professionisti. Sono figure professionali che lavorano spesso in smart working o hanno uno stile di vita da nomadi digitali e, sicuramente, hanno avuto una grande crescita dopo la pandemia.
Le aziende, tramite il sito, espongono le proprie idee e ciò che vorrebbero realizzare ricevendo le candidature dei professionisti iscritti alla piattaforma. L’azienda, in un secondo momento, si occuperà di scegliere in prima persona con chi procedere per la realizzazione del progetto. I professionisti, inoltre, sono affiancati da un tutor e hanno accesso a diversi corsi di formazione per migliorare le competenze e dei questionari per valutare, insieme a una psicologa, le proprie soft skills.
Nel mondo delle professioni digitali è spesso difficile trovare una stabilità e ci si ritrova a gestire il proprio tempo e lavoro tra collaborazioni, progetti o commissioni. Commenta così Matteo Aglietti, CEO di Trigit sul magazine online Terzo Millennio: «Uno dei problemi che ha l’Italia è gestire il rapporto tra partita Iva e gli occasionali: un social media manager occasionale, che lavora per due/tre aziende e riesce a racimolare due o trecento euro al mese ha molta difficoltà ad aprire la partita Iva. Nel frattempo, però è anche molto difficile che sia assunto da tutte le aziende contemporaneamente – continua Aglietti – questo tipo di lavori sono completamente diversi anche dai classici professionisti. Un social media manager potrebbe iniziare domattina senza alcun problema. Nel termine di libero professionista vengono racchiusi entrambe le categorie, l’avvocato e l’ingegnere, ma anche lo sviluppatore e il social media manager, anche se sono lavori completamente agli antipodi».