Trump mette fine al remote working nelle agenzie federali Usa
«I capi di tutti i dipartimenti e le agenzie del ramo esecutivo del governo dovranno, non appena possibile, adottare tutte le misure necessarie per porre fine agli accordi di lavoro a distanza e richiedere ai dipendenti di tornare a lavorare di persona nelle rispettive sedi di servizio a tempo pieno, a condizione che i capi dei dipartimenti e delle agenzie facciano le eccezioni che ritengono necessarie. Il presente memorandum sarà attuato in conformità con le leggi vigenti».
È il contenuto di un ordine esecutivo firmato da Donald Trump nel primo giorno del suo secondo mandato da presidente degli Stati Uniti, il 20 gennaio 2025, con il quale tutti i dipendenti del governo federale degli Usa vengono di fatto richiamati al lavoro in ufficio. Nel suo primo giorno sono oltre 100 gli ordini esecutivi, cioè decreti presidenziali con effetto immediato, siglati dal discusso presidente repubblicano: un record assoluto per il primo giorno di un inquilino della Casa Bianca.
In dicembre Trump aveva anticipato la scelta di fare marcia indietro sul lavoro da remoto, affermando che «se le persone non torneranno in ufficio allora verranno licenziate», e aggiungendo: «E qualcuno nell’amministrazione Biden ha dato loro una copertura di cinque anni in modo che a migliaia possono non tornare in ufficio. È ridicolo, è un regalo ai sindacati».
Secondo quanto ricostruito dal media statunitense NPR, però, la maggior parte dei dipendenti federali lavora già a tempo pieno in ufficio. Un report dello U.S. Office of Personnel Management (OPM) risalente ad agosto 2024, infatti, afferma che il 54% dei 2,3 milioni di lavoratori civili alle dipendenze di Washington è impiegato interamente in presenza data la natura del loro lavoro, mentre circa il 10%, 228 mila dipendenti, lavorano interamente da remoto. Esclusi questi ultimi, i dipendenti federali idonei al telelavoro trascorrono oltre il 60% delle ore lavorative in presenza.