Viaggi spaziali, realtà virtuale e percorsi multisensoriali: le 10 professioni del turismo del futuro

Percorsi progettati grazie all’intelligenza artificiale, visite guidate seguendo l’olfatto e navi spaziali per raggiungere la propria destinazione per le vacanze. Al di là dei sensazionalismi, queste sono le prospettive che la ricerca “Viaggio nel turismo del prossimo millennio” di Randstad individua per il futuro del settore turistico, un cambiamento radicale rispetto al passato che farà emergere nuovi bisogni e competenze richieste ai professionisti, in linea ad un approccio sempre più digitale, sostenibile ed esperienziale.

I 10 lavori del futuro

Il turismo del futuro sarà caratterizzato da professioni innovative e interconnesse. Il Destination Manager e l’Esperto di Turismo Sostenibile promuoveranno destinazioni e pratiche ecocompatibili usando tecnologie avanzate.

Il Gestore di Centri per Workation e il Gestore di Glamping (Glam+Camping) creeranno esperienze lavorative e di lusso all’aria aperta proponendo nuovi spazi e stili di vita per un futuro che guarda sempre di più al lavoro da remoto e lontano dai grandi centri abitati.

Il Consulente di Viaggi Virtuali offrirà esperienze immersive personalizzate, utilizzando e gestendo piattaforme online che simulano il viaggio nel mondo reale. Le Guide Esperienziali e gli Agenti di Turismo Olfattivo arricchiranno i viaggi con esperienze culturali e multisensoriali.

L’Esperto in Salute e Sicurezza dei Viaggiatori garantirà viaggi sicuri con l’uso di intelligenza artificiale e big data. I Gestori di Esperienze Ecoturistiche e di Viaggi Spaziali svilupperanno rispettivamente turismo sostenibile e rotte spaziali accessibili al grande pubblico. Un completo stravolgimento del settore attuale, che viene preso in considerazione come base per le previsioni sul futuro.

I dati del rapporto Randstad

All’interno della ricerca, Randstad Research analizza lo stato del settore turistico in Italia, mettendone in luce gli aspetti più interessanti. In riferimento agli occupati, si registra un numero di 1,7 milioni di lavoratori nel 2022, con un incremento considerevole se comparato ai dati di inizio del nuovo millennio, poco al di sopra del milione. Di questi 1,7 milioni, gran parte (64,7%) opera nella ristorazione, seguita poi da altre due categorie che raccolgono la maggior parte dei lavoratori, addetti all’alloggio (16,9%) e attività sportive, di intrattenimento e divertimento (8,4%). I lavoratori sono prevalentemente italiani (84,8%) e con una bassa componente giovanile (12,9%).

In riferimento ai titoli di studio, i dati evidenziano una spaccatura in cui poco più della metà dei lavoratori del settore dispone di un diploma (53,4%) mentre la restante parte arriva a conseguire la scuola dell’obbligo (33,7%). Completa il quadro la bassa percentuale di laureati, il 12,9%.

Competenze e offerta formativa

Considerando i dati relativi all’istruzione, emerge una problematica legata alla alla sovraqualificazione del settore: nonostante un’offerta formativa nel campo del turismo ampia e strutturata, lauree e master sono incompatibili con la domanda che richiede competenze inferiori a quanto richiesto ai lavoratori.

Insufficiente anche la disponibilità di lavoratori nel post diploma: nelle previsioni del 2024 infatti gli iscritti agli istituti tecnici e professionali del turismo erano 39.027, nemmeno la metà dei lavoratori in entrata previsti per i servizi turistici dello stesso anno, precisamente 81.680 unità.

«Il settore turistico è attraversato da un significativo cambiamento strutturale e si trova davanti a nuove sfide, dall’overtourism al dominio delle piattaforme online, ma anche a opportunità da cogliere come lo sviluppo di località fuori dai percorsi tradizionali o di servizi personalizzati ad alta redditività – spiega Emilio Colombo, coordinatore del Comitato Scientifico di Randstad Research -. Ma questo richiede competenze e abilità che il settore fatica a trovare. Da un lato il turismo è poco attrattivo per le nuove generazioni, poco inclini ad accettare orari di lavoro irregolari; dall’altro, l’offerta formativa è carente, soprattutto nella fascia medio-alta, in cui bisogna rafforzare sia le competenze teoriche che pratiche e relazionali».

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