Wibo: così combattiamo il turnover con le soft skills

Il 75% delle persone si dimette per fuggire dai propri manager, non dal proprio lavoro. Sono partiti da questa riflessione, i venticinquenni Tommaso Seita e Alessandro Busso, per fondare Wibo, la startup che combatte il turnover sviluppando soluzioni innovative per la formazione aziendale basate sulle soft skills.

«Dinamica di feedback, gestione dello stress, comunicazione interpersonale: sono competenze chiave in qualsiasi carriera e settore. Investire su queste skills significa creare ambienti di lavoro più attrattivi e con un livello più alto di retention» spiega Tommaso Seita.

Errori, pivoting e condivisione personale

Entrambi i founder sono passati per scelte disruptive e per almeno un paio di pivoting prima di arrivare a definire quale sarebbe stato il loro futuro. Sia Seita che Busso, infatti, hanno abbandonato l’università (ingegneria il primo, medicina il secondo) a cui si erano iscritti sull’onda del “si è sempre fatto così”, ma senza una reale convinzione. «In realtà, ci siamo sempre sentiti imprenditori» confida Seita. Il punto era trovare l’idea giusta sulla quale investire. «Abbiamo commesso il tipico errore degli startupper: abbiamo lavorato per mesi allo sviluppo di un progetto, abbiamo raccolto fondi e solo alla fine siamo andati sul mercato accorgendoci che le nostre idee non avevano un pubblico».

Ma dagli errori si impara, sempre. Dopo essersi inizialmente focalizzati sullo storytelling per il business, i due founder hanno deciso di concentrare l’attenzione sul tema della leadership, creando così Wibo, con corsi dedicati alle soft skills. Lezioni in diretta e personalizzabili, con la possibilità di interfacciarsi, oltre che con formatrici e formatori esperti, con personalità come Oscar Farinetti, founder di Eataly, Giacomo Trovato, country manager di Airbnb e Federica Tremolada, managing director di Spotify. «In ogni lezione live, ognuno di loro condivide non solo modelli e tecniche pratiche, ma anche esperienze di carriera e consigli preziosi, mettendosi in gioco in prima persona» spiega Seita.

La crescita del progetto

Il modello ha riscosso subito grande successo tanto che nel giro di un anno il team è arrivato a contare 10 persone, età media 28 anni, mentre Tommaso Seita e Alessandro Busso sono entrati nella classifica Forbes Under 30 per la categoria Education (2022). Non solo: sull’azienda hanno investito importanti player internazionali come il fondo americano Techstars, basato alle OGR Tech di Torino. Wibo ha anche concluso il 2023 quintuplicando il fatturato dell’anno precedente. Il tutto, mentre il mercato globale delle edtech arrivava a oltre 180 miliardi di dollari con una crescita (CAGR) del 17,9%. «Un trend visibile anche in Italia, anche se il nostro mercato è molto frammentato. Ma è proprio per questo che vediamo una grande opportunità» continua l’imprenditore.

L’obiettivo è creare una sorta di università decentralizzata per le aziende, fornendo una piattaforma in cui leader emergenti e manager possono affinare le loro capacità di gestione delle persone e leadership. «Un percorso che – conclude Seita – ha fatto crescere per primi noi founders, alle prese con le montagne russe dell’imprenditoria».

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